Armi e munizioni con la Libia, slitta il processo a Giorgi

Apertura il prossimo 17 maggio: oltre all’ascolano nella vicenda coinvolte altre tre persone

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Causa l’impedimento di uno dei legali degli imputati, è slittata al 19 maggio l’apertura del processo a carico del 77enne ascolano Franco Giorgi, l’egiziano Gamal Saad Rezkalla Botros, 52enne residente a Colli, il 31enne Sirage Zreg e il 51enne venezuelano Paolo Rubin residente a Padova. Sono tutti implicati, a vario titolo, nell’inchiesta della Procura di Ascoli riguardante attività di intermediazione per la compravendita di ingenti quantitativi di armi e munizioni da far pervenire alla Libia da altre nazioni europee; fatti in violazione della Risoluzione Onu 19702011 e delle successive estensioni e modifiche. Il processo dovrà far luce sulla trattativa che ha riguardato in un primo momento 1.000 pistole, 45 fucili Sniper, 2.000 munizioni, giubbotti antiproiettile ed altri accessori per un valore di 1.130.000. Successivamente si è parlato di altre munizioni per 16 milioni di euro con richiesta di versamento di 190 mila € per il noleggio di un aereo bulgaro destinato al trasporto in Libia di un’intera partita di materiali di armamento e di un’ampia parte di essa. La trattativa è poi proseguita in Slovenia e a Istanbul con altri soggetti libici e riguardava fucili di precisione, lancia granate, pistole e munizioni per un valore di 4 milioni di dollari. Infine è proseguita in Libia da marzo 2015. Giorgi, quale intermediario, garantiva di poter approvvigionare le armi in Slovenia, Serbia e Bulgaria attraverso una propria società con sede in Bulgaria ed ha operato come rappresentante di una fabbrica di armi e munizioni, con sede in Slovenia.