"Arquata, dal sisma alla pandemia: è dura"

Un’altra Pasqua nelle casette per i terremotati: "Ma per la prima volta si vedono partire i cantieri, speriamo di tornare alla normalità"

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Sono trascorsi più di quattro anni da quando il sisma ha distrutto il Centro Italia ma la maggior parte dei cittadini di Arquata trascorrerà ancora una volta la Pasqua nelle casette. Alla tragedia del terremoto, a gravare ci si è messa anche la pandemia. Costretta nelle casette – nonostante Arquata al momento sia Covid free – la popolazione attende il vaccino. "Questo è il quarto anno che trascorriamo una Pasqua particolare qui ad Arquata – ci racconta il sindaco facente funzioni Michele Franchi –, purtroppo nelle casette. C’è un ulteriore problema, la pandemia e queste restrizioni. E’ vero che siamo abituati a vivere in zona rossa ma non è semplice. Speravamo di tornare prima alla normalità e invece la pandemia ci costringe ad ulteriori difficoltà, ma a noi gente di Arquata piace guardare al futuro e speriamo arrivino presto i vaccini: la popolazione anziana li ha già ricevuti, speriamo entro l’estate si arrivi ad avere l’intera popolazione vaccinata. Abbiamo bisogno di tornare ad una pseudo normalità così che la Pasqua torni come prima. Non solo in tanti non possono tornare qui dove avevano le seconde case ma il rischio è di non trascorrere le feste nemmeno con i propri cari. Per noi è difficile e speriamo ci sia un’accelerazione sui vaccini come sulla ricostruzione". Come i suoi compaesani, trascorrerà la Pasqua in casetta Stefano Cappelli: "Avevo un forno prima del terremoto, poi l’ho perso. Siamo stati un anno a San Benedetto, abbiamo provato a ripartire inventandoci qualcosa, abbiamo preso una casa in affitto per fare un rifugio e costituito un’associazione ma il Covid ci ha bloccato. E’ la quarta Pasqua che trascorriamo qui in casetta, purtroppo limitati con i movimenti per il Covid, nemmeno con gli amici della casetta di fronte riusciamo a parlare da vicino. Si inizia a vedere qualcosa, qualche casa hanno iniziato a ricostruirla, quindi speriamo. Ho due speranze: rivedere la mia casa ricostruita e che si sblocchi l’attività per non restare senza lavoro".

Anche il Bar Ciccio si è trasferito in una posizione provvisoria: "Le casette – ci racconta il titolare Antonino Pusceddu – sono fatte bene ma sono pur sempre sistemazioni di emergenza, i problemi sono tanti, tutti vogliono tornare nella loro casa. Cerchiamo di tirare avanti sperando che tutto possa ripartire e che ognuno possa tornare alla normalità. Questo ci manca, la normalità e il lavoro. Qui prima a Pasqua arrivavano tante persone ed ora non è possibile perché non ci sono più le case". Si cominciano a vedere le gru. "Per la prima volta si vedono partire i cantieri – dice Emanuele Petrucci, titolare della macelleria Petrucci Enzo Carni a Pescara del Tronto –. La nostra convinzione già nei primi giorni del terremoto era quella di rimanere qui con il lavoro. Ci crediamo, stiamo realizzando un piccolo ampliamento dell’attività, ora c’è più speranza nel vedere Arquata ricostruita, piena di gente, così come era prima del terremoto". Ha fiducia nel futuro anche Antonio Filotei dell’omonima macelleria: "Avevo il negozio a Pescara del Tronto, ho perso tutto, sono stato fermo un anno e mezzo senza lavorare, poi siamo ripartiti con la speranza di poter tornare dove sono le nostre radici. Da zona rossa in zona rossa. Emergenza su emergenza. Stiamo cercando di uscirne fuori".

Non molla neppure la locale Pro Loco che tenta di mantenere le tradizionali feste, da Marrone che passione alla Discesa della Regina. "Ricostruire il tessuto sociale per noi è molto importante – spiega la presidente Maria Francesca Piermarini –. La voglia di ripartire è tanta, ci sono tanti progetti che abbiamo in mente. Non dobbiamo dimenticare quello che ci rappresenta, noi ci siamo".

Sabrina Vinciguerra