Arquata del Tronto (Ascoli Piceno), 24 maggio 2018 - Difficile dire se ci voglia più fegato a introdursi di notte in una casa massacrata dal terremoto o a prelevare da essa pezzi di vita altrui, di gente che ha perso parenti e amici magari proprio sotto quello stesso tetto. Probabilmente, nonostante il rischio di entrare in un edificio pericolante sia enorme, serve più coraggio a compiere la seconda azione. Ebbene, ad Arquata del Tronto c’è chi continua a provarci, arrivando persino a correre tutti i pericoli del caso per impossessarsi anche solo di un decespugliatore o una motosega. E’ quanto è emerso al termine delle indagini dei carabinieri di Ascoli che ieri hanno portato alla denuncia di quattro persone, tre italiani e un macedone, accusati di furto aggravato in concorso.
Le perquisizioni dei militari hanno condotto al ritrovamento di diversi oggetti che erano stati prelevati da case della zona rossa: utensili da lavoro, appunto, ma anche quadri, mobilio, argenteria e cellulari, provenienti da diverse frazioni del comune e di un valore totale pari a qualche migliaio di euro.
«Quello degli sciacalli è un problema – spiega il vicesindaco di Arquata, Michele Franchi - ma è importante che venga dato risalto a queste operazioni: il messaggio è ‘chi ci prova non la passa liscia’. So quanto i carabinieri sia di qui che di Ascoli siano concentrati in questa lotta e li ringrazio, gli siamo davvero grati. Chi nelle scorse settimane ha denunciato ammanchi dalle abitazioni in zona rossa può rivolgersi alla caserma di Arquata e sarà accompagnato al deposito in cui si trova la merce recuperata».
Furti squallidi, di frammenti di esistenze prima ancora che di oggetti, in una zona un tempo meravigliosa e oggi ridotta a una distesa, deserta, di macerie. Le strade vicine alle zone rosse del borgo montano alle porte di Ascoli sono pattugliate da decine di agenti e militari che fermano le auto una a una, quindi è probabile che i quattro si siano mossi a piedi tra i boschi e sfruttando il favore della notte. Sarebbe stato l’ennesimo oltraggio a un popolo già provato dal dramma del terremoto e da uno Stato in perenne ritardo su tutto. Ma, almeno questa, è stata una storia a lieto fine.