Ascoli 2024, il Piceno ne esce già più forte

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Flavio

Nardini

Mercoledì scopriremo se Ascoli sarà proclamata Capitale della Cultura 2024, oppure no. Essere in finale è già un bel risultato, vero, ma vincere sarebbe tutt’altra cosa. Al di là di come finirà, la nostra provincia ne uscirà corroborata. È questo il vero, primo successo: essere riusciti a mettere insieme i 33 sindaci, i vari Comuni, lasciando da parte colori politici e campanilistici. La candidatura è di Ascoli e del Piceno, è un sogno condiviso, senza protervia ma con tanta ambizione. Tutti uniti per uscirne migliori, fortificati. E le parole di Franco Arminio, recitate da Iole Mazzone nel video di presentazione mostrato durante l’audizione per la finale al teatro dei Filarmonici, racchiudono bene questo senso: "Ascoli Piceno vuole essere una città antica e nuova, vuole essere città e paese, vuole essere il capoluogo e il margine della sua provincia, vuole essere la sua piazza e l’ultima frazione montana". Vuole semplicemente essere, aggiungiamo noi, nel senso di esistere, sentirsi viva, attraente agli occhi degli altri. Lasciarsi alle spalle il limite di bellezza poco conosciuta, di luogo dove perdersi tra arte e storia ma ammirato da pochi, di uscire definitivamente da quel perenne senso di ottundimento. E diventare una città e una provincia desiderabili, concupiscibili. Arrivo e non più transito per i viaggiatori. Un territorio che riesca a mangiare e vivere anche di cultura, soprattutto di cultura. Che risvegli o metta in condizione di esprismersi al meglio le menti dei propri giovani, senza doverli vedere necessariamente scappare via. Una vittoria accelererebbe questo processo, senza dubbio. Lo aiuterebbe però anche una sconfitta, a patto che quel tacito patto tra Comuni resti vivo e che si continui a ragionare più per provincia e meno per paesi, lasciando da parte la difesa del proprio orticello per immaginare un giardino molto più vasto.