Un 59enne ascolano è stato indagato dalla Procura per l’incidente di caccia avvenuto sabato pomeriggio a Roccafluvione nel quale è rimasto ferito un uomo di 56 anni anche lui ascolano. Quest’ultimo, raggiunto da un colpo di fucile durante una battuta al cinghiale, si trova ancora ricoverato all’ospedale Mazzoni. Il proiettile lo ha colpito sotto al ginocchio della gamba destra.
Al cacciatore la magistratura ascolana contesta l’ipotesi di reato di lesioni personali. Nell’imminenza del fatto sul luogo dell’incidente di caccia sono giunti i carabinieri di Venarotta che hanno sequestrato l’arma da cui è partito il colpo, un fucile semiautomatico Beretta modello Outlander calibro 12, una cartuccera porta munizioni e 21 cartucce calibro 12. Il sequestro è stato convalidato ieri dal giudice del tribunale di Ascoli su richiesta del sostituto procuratore Mara Flaiani, titolare del fascicolo. La vittima non faceva parte della squadra impegnata nella battuta di caccia al cinghiale. Si trovava nella zona perché stava portando qualcosa da mangiare al figlio che invece era partecipe della caccia all’ungulato. Secondo una prima ricostruzione al vaglio di carabinieri e magistratura, la squadra si era posizionata in zona Pastina, sovrastante Roccafluvione. Un’area piuttosto impervia.
Intorno alle 17,15 è transitato un cinghiale; uno dei cacciatori della squadra lo ha visto ed ha sparato il primo colpo ferendo l’animale che però è riuscito a fuggire, dirigendosi nella zona di un altro cacciatore che ha sparato contro il cinghiale tre colpi di fucile; purtroppo il primo non ha colpito l’animale ma il 56enne che stava lì, senza partecipare alla battuta. Tre colpi sparati in rapida successione, uno dei quali ha poi raggiunto il cinghiale uccidendolo.
A terra è rimasto anche l’uomo che è stato recuperato dai vigili del fuoco e preso in cura poi dai sanitari del 118 che in ambulanza lo hanno trasferito al pronto soccorso dell’ospedale Mazzoni per la ferita da arma da fuoco alla gamba destra. Gli accertamenti sono a cura dei carabinieri che stanno sentendo i partecipanti alla battuta di caccia per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto.
"Purtroppo si è trattato di un mero incidente del quale il mio assistito è fortemente amareggiato e dispiaciuto" commenta l’avvocato difensore Umberto Gramenzi. "Per altro conosce da tempo sia lui che il figlio che stava partecipando sabato alla battuta di caccia. Siamo a disposizione della magistratura per ogni chiarimento".
Peppe Ercoli