
Il sindaco Domenico Sacconi durante l’assemblea pubblica organizzata a Comunanza
La partita legata alla Beko Europe è diventata una questione di carattere nazionale. Tanti i rappresentanti politici di goveno, regione e amministrazioni locali che ieri si sono ritrovati all’auditorium ‘Luzi’ di Comunanza per fare fronte comune, al di là dei colori di partito, davanti alla seria minaccia della chiusura del terzo polo industriale della provincia. La presenza di oltre sessanta sindaci non è stata una risposta casuale, bensì la conferma di un territorio che ha deciso di unire le forze per difendere con tutta la forza il proprio futuro. Sono passati ben cinquant’anni da quel lontano, ma neanche tanto, 1974 che vide sorgere la storica Merloni elettrodomestici. Impossibile da dimenticare la lavabiancheria Margherita che per decenni è stata parte integrante delle case di molte famiglie italiane. Oggi, dopo le vicende dei primi anni duemila legate alla Indesit Company e alla successiva cessione alla Whirlpool, nel giro di soltanto sette mesi circa dall’acquisto di Beko delle attività europee, lo scenario che si è paventato pare proprio condurre ad una serie di conseguenze terribili. La prossima settimana risulterà essere estremamente importante con la manifestazione e il corteo programmato per sabato 7 che muoverà dallo stabilimento fino al centro cittadino comunanzese dove si susseguiranno gli interventi. Ancora più decisivo l’incontro tra governo e Beko programmato per il 10 dicembre. Lì si giocherà quasi tutto. Quello dell’entroterra ascolano resta un territorio da salvare e da rendere ancor più competitivo. Non da depotenziare con una chiusura che comporterebbe conseguenze economiche e sociali irreversibili. Nell’assemblea aperta convocata dal sindaco Domenico Sacconi è stato ribadito proprio tutto questo.
"Questa è una terra di lavoratori che con tanti sacrifici hanno fatto crescere questo territorio – commenta il primo cittadino –. Vedere tanti sindaci tutti insieme è davvero emozionante. Ciò testimonia quanto sia difficile questa emergenza. L’unità può fare la differenza". La crociata per salvare la Beko sta vedendo impegnati in prima linea i sindacati e le principali sigle. "Al ministero ci avevano parlato di 80 milioni di investimento – spiega Alessandro Pompei segretario Fiom Cgil –, di cui 16 relativi alla zona di Comunanza. Questi investimenti non li abbiamo visti. Parlo innanzitutto di Whirlpool perché poi Beko è arrivato con la sentenza in mano. Loro stanno facendo una competizione internazionale su prodotti di bassa gamma. Sindacalmente stiamo portando avanti una battaglia che avrà un punto significativo sabato 7 per lavoratori e cittadini. A prescindere della pressione che può esercitare il governo vogliamo che questo verdetto di morte sia smentito. Vogliamo un piano industriale che veda di nuovo Comunanza al centro dello sviluppo".
Solidarietà e vicinanza anche dalla Camera di Commercio delle Marche, rappresentata dal presidente Gino Sabatini. "Contiamo circa 200mila imprese che sono al fianco di Comunanza – sostiene –. Oltre alla Beko ci sono tantissime altre aziende che lavorano nell’indotto. Una perdita così devastante può far collassare l’economia generale di tante altre imprese. Qui non si rischia di perdere solo la Beko ma l’economia locale. Possiamo e dobbiamo fare tanto. Bisogna lottare tutti. Non dobbiamo perdere questo valore aggiunto che abbiamo solo noi".
Massimiliano Mariotti