Bibliotecaria licenziata: ora verrà riassunta

Il Comune dovrà anche risarcirla degli stipendi non goduti per non essersi presentata al lavoro, ma la sede era chiusa per Covid

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Il Comune dovrà riassumere la dipendente licenziata in piena pandemia Covid per assenza dal lavoro. E’ quanto ha stabilito la Corte d’Appello di Ancona, sezione Lavoro, che ha accolto il ricorso presentato dalla donna assistita dall’avvocato Fabio Luzi a seguito di un primo pronunciamento negativo del Tribunale del Lavoro di Ascoli che aveva confermato il licenziamento. I giudici anconetani hanno dunque ribaltato la sentenza di primo grado, condannando l’Arengo non solo a riassumere la donna, all’epoca impiegata presso la biblioteca comunale, ma anche a rifonderle tutti gli stipendi non goduti nel frattempo, al netto della rivalutazione di legge.

Il 16 marzo 2020, la dipendente comunale che precedentemente era stata qualche giorno in ferie tornò al lavoro, trovando però il portone di entrata alla biblioteca di Sant’Agostino chiuso. Aspettò, suonò il campanello, ma non ottenne risposta. Nei giorni successivi telefonò al settore Personale, alla biblioteca Sant’Agostino ad altri numeri telefonici comunali senza ricevere alcuna risposta, perché le sedi erano vuote a causa del Covid. Non avendo computer a casa, non usandolo al lavoro, non poteva partecipare ad alcuna attività da remoto in smart working. Da questo fatto è scattata la "surreale assenza ingiustificata, la contestazione disciplinare e l’assurdo licenziamento che si sono poi concretizzati in un crescendo assolutamente irragionevole ed incomprensibile, considerato che è stato il Comune di Ascoli a chiudere i battenti per Covid-19, a non consentire alla dipendente di stare sul posto di lavoro, a non consentirle di accedere alla biblioteca di Sant’Agostino; e la dipendente non aveva computer, non lavorava in Comune utilizzando il computer e non poteva quindi da remoto lavorare in smart working" denunciò pubblicamente il sindacato al quale la dipendente comunale licenziata si rivolse per essere tutelata.

All’epoca era accaduto che, oltre il lockdown pandemico nazionale, un dirigente del Comune di Ascoli era risultato positivo al Covid19; in tanti, iniziando dal sindaco Fioravanti e membri della giunta municipale, si erano posti in quarantena volontaria e precauzionale, sicché la biblioteca ed altri uffici comunali vennero chiusi. Dopo una prima "sconfitta" davanti al Tribunale del Lavoro di Ascoli, la donna ha avuto soddisfazione in Appello per cui il Comune dovrà riassumerla e pagarle gli stipendi di tutto il periodo in cui non ha lavorato in quanto licenziata.

Peppe Ercoli