OTTAVIA FIRMANI
Cronaca

Bimbi morti ad Ascoli, la psicologa: "La mente non sa più a che cosa appigliarsi. Condividere può aiutare"

Elisabetta Agostini: "Eventi simili, tragici e ravvicinati, scuotono l’animo e hanno un effetto ancora più dirompente provocando emozioni diverse e contraddittorie"

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Ascoli, 30 agosto 2024 – “Quando ci sono eventi improvvisi e dolorosi come questi, che vanno fuori dalla norma, ovvero da quella che secondo noi è la normalità, la protezione fisiologica che abbiamo nella mente si squarcia".

Uno squarcio, quello che la comunità del piceno ha vissuto negli ultimi giorni, doloroso e inguaribile. Davide e Tobi non ci sono più e la loro mancanza ferisce la loro famiglia, ma anche la loro terra. "La morte di un bambino non rientra nella nostra visione fisiologica della vita, e così la nostra mente, che di solito ci protegge dall’idea del tragico, non sa più a cosa appigliarsi".

Parla così la psicologa Elisabetta Agostini, commentando cosa due lutti simili, così ravvicinati, possono provocare nella mente di chi ascolta la notizia, di chi vive la scomparsa e ne subisce le conseguenze. "La morte è scontata, naturale, ma l’uomo è fatto per non pensarci, per proteggersi, questo ci consente di vivere con leggerezza. Eventi simili, tragici e ravvicinati, scuotono l’animo e hanno un effetto ancora più dirompente provocando in noi, nei nostri cari, nei piccoli, emozioni diverse e contraddittorie".

Dottoressa Agostini, come si sopravvive dopo due notizie simili?

"Tra le cure possibili c’è la condivisione, il parlare, lo stare insieme nella comunità. Questa è già una risposta. Per le persone è importante però il tempo, tempo necessario per pensare. A livello collettivo ci si può difendere dal dolore con incontri, momenti di vicinanza soprattutto per genitori, per parlare della morte e superare le emozioni date da queste tragiche scomparse".

Bisogna parlarne anche con i più piccoli? O i bambini vanno tutelati?

"La tutela del bambino dipende dal tipo di informazione che il genitore fornisce. Ovvero, il modo in cui l’adulto risponde ai quesiti del piccolo, come lo affianca nel superamento del dolore. La morte è universale e i bambini sono particolarmente curiosi riguardo ciò che vedono colpire gli adulti. Quindi cominciano a formulare domande, ad esempio ’Perché?’. Ecco, il rischio nel non rispondere è di lasciare solo il bambino nel dolore. Spesso il linguaggio è semplice e con ’perché’ non necessariamente il bambino chiede le motivazioni. Bisognerebbe dare risposte in base all’età del piccolo. In generale si può dire ’Ci sono cose che purtroppo accadono e che ci fanno dispiacere, non sempre hanno un motivo’".