
Il traffico a piazza Immacolata: il biossido di azoto viene soprattutto dalle auto
Il nuovo report di Legambiente Mal’Aria di città 2025, da le pagelle alle città capoluogo di provincia evidenziando la situazione attuale e gli obiettivi che dovranno essere raggiunti entro il 2030. Anche la situazione nel capoluogo del Piceno è stata analizzata e messa a confronto con le altre città capoluoghi di provincia d’Italia. La media annuale di PM10 rilevata ad Ascoli nel corso del 2024 è stata pari a 15 in linea con i parametri attuali previsti dalla normativa. Discorso inverso, invece, per quanto riguarda il dato relativo al biossido di azoto (NO2). Questo inquinante è principalmente dovuto al trasporto su strada che, emettendo NO2 vicino al suolo e prevalentemente in aree densamente popolate, contribuisce notevolmente all’esposizione della popolazione a concentrazioni che nuocciono alla salute. Senza dimenticare il contributo all’inquinamento dato dai processi di combustione nell’industria e nella fornitura di energia. Ad Ascoli tale indicatore segna 22 che è il più alto in assoluto rispetto alle altre città capoluogo delle Marche.
Sulla base della Riduzione delle concentrazioni necessaria evidenziata da Legambiente che indica, per ciascun parametro, di quanto dovrà diminuire la concentrazione attuale, in percentuale, per raggiungere i valori normativi che entreranno in vigore a partire dal 2030, Ascoli dovrà impegnarsi a raggiungere la flessione pari a -9%. Solo cinque anni ci separano dai nuovi limiti europei sulla qualità dell’aria, ma le italiane secondo Legambiente "sono drammaticamente impreparate: i livelli di inquinamento attuali sono ancora troppo distanti dai parametri che entreranno in vigore nel 2030".
"Con soli cinque anni davanti a noi per adeguarci ai nuovi limiti europei al 2030, dobbiamo accelerare drasticamente il passo – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – È una corsa contro il tempo che deve partire dalle città ma richiede il coinvolgimento di regioni e governo. Servono azioni strutturali non più rimandabili: dalla mobilità, con un trasporto pubblico locale efficiente e che punti drasticamente sull’elettrico e più spazio per pedoni e ciclisti, alla riqualificazione energetica degli edifici, fino alla riduzione delle emissioni del settore agricolo e zootecnico, particolarmente critico nel bacino padano. Le misure da adottare sono chiare e le tecnologie pronte: quello che manca è il coraggio di fare scelte incisive per la salute dei cittadini e la vivibilità delle nostre città". "I dati del 2024 confermano che la riduzione dell’inquinamento atmosferico procede a rilento – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – con troppe città ancora lontane dagli obiettivi target. Le conseguenze non si limitano all’ambiente, ma coinvolgono anche la salute pubblica e l’economia. Alla luce degli standard dell’Oms, la situazione diventa è ancora più critica: il 97% delle città monitorate supera i limiti dell’Oms per il PM10 e il 95% quelli per l’NO2. L’inquinamento atmosferico, infatti, è la prima causa ambientale di morte prematura in Europa, con circa 50.000 morti premature solo in Italia".
Vittorio Bellagamba