Caporalato tra Ascoli e Fermo, la maxi inchiesta alla svolta

La magistratura ascolana ha chiesto il rinvio a giudizio per 7 persone, chiedendo l’archiviazione della posizione di altri 26 soggetti. Figure chiave alcuni pakistani

Alcune persone al lavoro in campagna (Foto d’archivio)

Alcune persone al lavoro in campagna (Foto d’archivio)

Ascoli, 18 dicembre 2021 - Si vanno delineando le posizioni dei soggetti indagati dalla procura di Ascoli nell’ambito dell’operazione ’Arcipelago’ portata avanti nel 2018 dai carabinieri della stazione di Montalto Marche che hanno isolato la posizione di 28 persone, fra soggetti residenti ed operanti fra le province di Ascoli e Fermo che procuravano manodopera a basso costo e imprenditori che si avvalevano di queste prestazioni d’opera. Al termine dell’inchiesta la magistratura ascolana ha chiesto il rinvio a giudizio per 7 persone, chiedendo l’archiviazione della posizione di altri 26 soggetti. Sulla prima richiesta dovrà pronunciarsi a gennaio il giudice delle udienze preliminari.  

Sull’istanza di proscioglimento l’ultima parola spetta al giudice delle indagini preliminari. L’inchiesta si è occupata di soggetti ospitati in ambienti non idonei, pagati con tariffe troppo basse, avviati al lavoro nonostante fossero irregolari e senza l’adeguata istruzione rispetto alle mansioni che avrebbero dovuto fare nei campi di proprietari di aziende agricole delle province di Ascoli e Fermo. Il sostituto procuratore Cinzia Piccioni ha chiesto il processo per cinque pakistani residenti a Petritoli, Lapedona e Campofilone, e per due italiani, un 60enne di Grottammare e un 62enne di Carassai.  

Figure chiave sarebbero stati proprio i pakistani, i quali, avvalendosi della collaborazione di altri soggetti italiani, avrebbero organizzato un’attività di reclutamento e somministrazione di manodopera in condizioni di sfruttamento, corrispondendo retribuzioni sproporzionate in riferimento alla quantità e alla qualità del lavoro prestato, in costanza di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro e sottoponendo i lavoratori a situazioni alloggiative degradanti. Reati commessi con l’aggravante di aver arruolato più di tre lavoratori e averli esposti a situazione di grave pericolo in relazione alle caratteristiche del lavoro da svolgere e delle condizioni.  

I carabinieri hanno ricostruito i movimenti di questo gruppo che avrebbe iniziato nel 2018 a mettere in atto questo metodo di reclutamento di manodopera, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori quasi tutti extraciomunitari, a Carassai, ma operando con le stesse modalità (almeno alcuni di loro) anche fra le province di Ascoli, Teramo, Fermo, Venezia, Ferrara. Fra gli indagati, oltre i pakistani, figurano anche noti imprenditori del settore agricolo di Ascoli, San Benedetto, Massignano, Cupra Marittima, Fermo.