Carenza di medici ad Ascoli: “Possibile lavorare fino a 72 anni, ma alla sanità servono i giovani"

Un emendamento del Milleproroghe prevede l’eccezione per medici e pediatri di lasciare il lavoro più tardi. Il dottor Paolini: " Se non si è stanchi non è un problema, ma il ricambio è fondamentale"

Italo Paolini, medico di base

Italo Paolini, medico di base

Ascoli, 11 febbraio 2023 – I medici di base e i pediatri di libera scelta, convenzionati con il sistema sanitario nazionale, potranno lasciare il lavoro due anni più tardi, andando così in pensione a 72 anni. E’ quanto prevede l’emendamento presentato da Fratelli d’Italia al decreto Milleproroghe, considerando il fatto che ad oggi tali professionisti possono godersi il meritato riposo solo a 67 anni, elevabili però a 70 su richiesta dello stesso lavoratore. Una proposta, questa, che sta facendo parecchio discutere e che ha suscitato reazioni contrapposte anche nel Piceno, come conferma il parere del medico Italo Paolini.

Dottore, lei è favorevole oppure no a questa novità?

"Sinceramente è difficile dare una risposta, perché il discorso non è generalizzabile. Mi spiego meglio: un medico può stare bene anche in età avanzata e sentirsi nel pieno delle sue forze tanto da riuscire ancora a seguire con attenzione i suoi pazienti, mentre un altro potrebbe sentirsi stanco, pur essendo magari più giovane, e decidere di lasciare il lavoro. Ci sono tanti miei colleghi, ad esempio, che sono andati in pensione a malincuore, perché avrebbero voluto proseguire. Ma il vero problema che riguarda il nostro settore non è quello relativo alla pensione".

A cosa fa riferimento?

"Mi riferisco al fatto che c’è assolutamente bisogno di un rinnovamento generazionale. La medicina generale deve essere messa nelle condizioni di poter operare in maniera migliore. Molti medici devono avere la possibilità, e gli strumenti, per poter svolgere al meglio il proprio lavoro".

Quali sono le criticità che riguardano la vostra categoria?

"Innanzitutto c’è stato l’eccessivo aumento del carico burocratico, che porta via tempo prezioso e non ci consente di dedicarci pienamente ai nostri pazienti. Inoltre, la riduzione dell’assistenza ospedaliera rappresenta un’altra problematica che si è riversata sul territorio e, di conseguenza, sui medici di base. Poi sono aumentate le tipologie delle patologie e in questo modo, per tanti lavoratori, è diventata dura andare avanti".

Come mai non viene garantito il ricambio generazionale, secondo lei?

"I giovani, una volta terminati gli studi, scelgono altre strade. Questo lavoro, purtroppo, non è stato reso attrattivo per i neolaureati. Molti ragazzi, dopo aver ottenuto la laurea, fuggono all’estero. Altri, invece, scelgono di fare qualcos’altro. È anche per questo motivo che pensano, appunto, di prorogare l’età pensionabile. La verità è che ci vogliono delle giovani leve e la politica, anni fa, avrebbe dovuto prevedere una situazione del genere. Ora, con questo emendamento, provano soltanto a metterci una toppa".