Caro carburante Intervenire subito

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Andrea

Agostini*

Trasportounito ha proclamato l’astensione dal 14 marzo a oltranza e in questi giorni si è assistito al formarsi di file di auto al rifornimento e alla corsa all’acquisto di pasta, farina, zucchero e altri beni, ma la mobilitazione invocata non ci sarà. Infatti l’astensione collettiva dei lavoratori autonomi, professionisti e piccoli imprenditori nei servizi pubblici essenziali è disciplinata dalla L. n. 832000, che ha integrato la L. n. 1461990, e dalle regole sancite da codici di autoregolamentazione. Così la Commissione di Garanzia per lo sciopero ha bocciato l’iniziativa, pena gravi sanzioni per la sigla e per i lavoratori, in quanto irrispettosa degli obblighi di predeterminazione della durata che vieta l’astensione a oltranza e di preavviso di 25 giorni, regole previste per consentire all’utente di organizzarsi con soluzioni alternative e alle parti sociali di tentare la composizione del conflitto. Ma se le regole sono così chiare allora cosa succede? Il prezzo è esploso con benzina e gasolio sopra i due euro e l’intero sistema economico rischia la paralisi. Sull’incremento del prezzo del petrolio e sul cambio eurodollaro, il Governo non può nulla, ma oltre il 55% del costo carburante è dato da accise, 18 tributi indiretti, dal finanziamento più risalente della crisi di Suez del 1956 al più recente del decreto del fare del 2014, inglobati in un’unica imposta indifferenziata nel 1995, e iva al 22%. Quando nel 1935 Mussolini introdusse l’accise sulla benzina per finanziare la guerra di Abissinia, 1 lira e 90 centesimi, pari a un rincaro di 2,19 euro di oggi, le auto erano pochissime perché beni di gran lusso e il salasso colpì solo i più ricchi. Oggi la realtà è altra. Occorrono taglio di accise e iva sul carburante per tutti, a oltranza finchè dura la crisi e oggi perché tra 25 giorni il Paese potrebbe essere fermo, Trasportounito o no.

*avvocato