PEPPE ERCOLI
Cronaca

Caso dei calciatori dall’Uruguay: non luogo a procedere e prescrizione

Imputati due impiegati del comune di Spinetoli e un ex dipendente di San Benedetto

Per la stessa vicenda, il procuratore Vincenzo D’Ippolito, era stato condannato in primo grado e poi assolto

Per la stessa vicenda, il procuratore Vincenzo D’Ippolito, era stato condannato in primo grado e poi assolto

Ascoli, 30 maggio 2025 – Dopo dieci anni è terminato davanti al Collegio del Tribunale di Ascoli il processo che vedeva imputati due impiegati del comune di Spinetoli e un ex dipendente del Comune di San Benedetto, accusati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

La vicenda è quella dei calciatori provenienti dall’Uruguay che per soddisfare l’esigenza di ottenere lo status di giocatore comunitario avrebbero utilizzato sotterfugi illegali, grazie alla complicità di alcuni soggetti.

Il Collegio ha emesso una sentenza di non luogo a procedere nei confronti di uno degli imputati perché, a seguito di una perizia del dottor Testa, per motivi di salute è stato giudicato non in grado di sostenere il processo.

Dichiarato prescritto il reato di un altro imputato, mentre la posizione del terzo era stata precedentemente stralciata per incapacità di intendere e di volere.

L’inchiesta della Procura di Ascoli riguardava il caso di una decina di calciatori provenienti dall’Uruguay che avrebbero utilizzato scorciatoie illecite per ottenere lo status di giocatore comunitario, attraverso le procedure di riconoscimento di quella particolare forma di cittadinanza acquisita “iure sanguinis” da stranieri discendenti di cittadini italiani.

Per la stessa vicenda, Vincenzo D’Ippolito, noto procuratore di giocatori di calcio residente a Giulianova, era stato condannato in primo grado condannato a due anni e otto mesi di reclusione dal gup di Ascoli Maria Teresa Gregori, al termine di un processo celebrato, per richiesta dello stesso indagato, con rito abbreviato. L’Appello è terminato poi con l’assoluzione.

Durante l’inchiesta un vigile urbano ha riferito dei controlli per verificare se effettivamente i richiedenti cittadinanza risiedessero dove indicato nella richiesta: talvolta le persone in questione venivano trovate e altre volte no. In particolare la Digos ha accertato che nel Comune di Spinetoli erano state effettivamente riconosciute numerose cittadinanze italiane in favore di giovani calciatori sudamericani, soprattutto di nazionalità uruguayana, con modalità e tempistiche tali da ingenerare dubbi circa la legittimità delle relative procedure amministrative, che nel caso di specie, prevedono anche il rilascio della residenza anagrafica.