Cena fascista Acquasanta Terme, il sindaco si scusa. "Non ho visto il menu"

Il portavoce provinciale Capriotti: "Mi prendo la responsabilità". Ma il Pd non indietreggia e chiede le dimissioni

Il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti

Il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti

Acquasanta Terme (Ascoli Piceno), 1 novembre 2019 - Il sindaco si scusa, ma il Pd non ha intenzione di mollare sulla richiesta di dimissioni. La cena di Acquasanta continua a far discutere, con la giornata di ieri che ha visto due passaggi importanti: il Partito Democratico che ha pronta l’interrogazione da presentare al sindaco, e lo stesso primo cittadino che ha affidato a un video la sua spiegazione dei fatti. «Sento l’esigenza umana e istituzionale – ha detto Marco Fioravanti – di chiarire la mia posizione riguardo alla questione della cena ad Acquasanta del 28 ottobre. Sono stato invitato a un’assemblea di partito. Arrivato sul posto, ho parlato con i presenti delle questioni riguardanti il territorio: in particolare della ricostruzione post sisma, per la quale ho presentato la mia proposta di deroga della legge sulla concorrenza europea per far lavorare le imprese locali. Sono andato via dopo pochi minuti e, non avendo partecipato alla cena, non ho visto i menù con le foto. Altrimenti sarei andato via immediatamente».

Dopo le spiegazioni a caldo (in cui aveva ribadito l’estraneità di Fratelli d’Italia), ecco che il sindaco adesso dice di non aver visto quei menù: «Voglio cogliere l’occasione per evidenziare la distanza che separa il centrodestra che guida l’amministrazione di Ascoli, e che aspira a governare il Paese, da queste nostalgie antidemocratiche. Come rappresentante delle istituzioni ho convintamente giurato sulla Costituzione. Come uomo mi sento per questioni culturali e generazionali lontano da tali idee. In nessun modo la mia amministrazione avalla o avallerà iniziative di questo tipo. Ascoli è medaglia d’oro al valor militare per attività partigiane, questi temi devono unire la politica nel rispetto e nella comprensione della storia. Comunque mi scuso e lascerò parlare il buon governo della mia città».

Scuse che sono arrivate anche da Luigi Capriotti, portavoce provinciale di Fratelli d’Italia che era presente alla cena: «Chiedo scusa e mi assumo tutte le responsabilità. Ci tengo però a fare chiarezza su quanto accaduto: ho personalmente organizzato un’assemblea di Fratelli d’Italia per parlare, insieme ad alcuni militanti del partito, dei principali problemi del nostro territorio, con un’attenzione particolare alla questione della ricostruzione. Per questo motivo, ho ritenuto utile invitare a tale assemblea anche le cariche istituzionali del nostro partito e altri amministratori locali. Sui tavoli allestiti per la cena sono stati posizionati alcuni menù che sono poi stati al centro delle polemiche per i riferimenti a simboli fascisti e della marcia su Roma. Una commistione imperdonabile, della quale mi assumo le responsabilità perché ha messo in cattiva luce l’immagine del partito di Fratelli d’Italia, del Comune di Acquasanta e di tutti gli amministratori e politici presenti. Tutti assolutamente estranei alla vicenda e presenti solo perché da me invitati a un’assemblea di partito. Per tutte queste ragioni, chiedendo nuovamente scusa per l’accaduto, mi assumo personalmente la totale responsabilità e ribadisco la completa estraneità alla vicenda del parti to di Fratelli d’Italia».

Ma dal Pd non ritengono sufficienti queste spiegazioni e anche un possibile passo indietro di Capriotti non viene ritenuto abbastanza: «Se ci fossero delle dimissioni – ha ipotizzato Ameli – significherebbe che c’è qualcosa che non va, quindi a maggior ragione anche il sindaco dovrebbe comportarsi di conseguenza». Poi sulle posizioni assunte dalle altre forze politiche ha detto: «Dispiace la posizione dei Cinque Stelle locali, diversa da quella espressa dai parlamentari. Dai consiglieri eletti con Celani non abbiamo notizie, ci piacerebbe prendessero una posizione». Angelo Procaccini ha confermato che «sulla richiesta di dimissioni al sindaco non molliamo la presa», mentre Pietro Frenquellucci ha parlato di «mancanza di cultura e di rispetto nei confronti della città».

L'Anpi

L’avvocato Mauro Gionni sta finendo di redigere l’esposto che il presidente provinciale dell’Anpi Pietro Perini depositerà a breve negli uffici della Procura. Da quanto trapela dagli uffici al secondo piano di Palazzo di Giustizia, al momento non ci sono fascicoli aperti "d’ufficio" sulla cena. Ma secondo l’Anpi, vi sarebbero infatti profili di reato in quei menù stampati alla buona con un ritratto di Mussolini, un fascio littorio e una frase evocativa della marcia su Roma, della quale ricorreva l’anniversario.