Centrale di stoccaggio, è braccio di ferro

La Gas Plus ha fatto ricorso ai giudici del Tar e il Comune si è costituito parte resistente contro l’impugnazione della società

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Centrale di stoccaggio gas: non è ancora finita del tutto. La Gas Plus ricorre al Tar contro il diniego del governo alla validità ambientale del progetto, e il comune di San Benedetto si costituisce parte resistente contro l’impugnazione della società. Nonostante siano passati ormai 12 anni dall’inizio di questa vicenda, e nonostante i ministeri competenti abbiano effettuato un’inversione a ‘U’ sulla questione, Gas Plus non molla l’osso, e prova comunque a rendere valido il proprio elaborato sotto il profilo della compatibilità ambientale. Tale elaborato prevede la realizzazione di una centrale di stoccaggio gas in zona Agraria, in un’area vicina a scuole e abitazioni, nonché ad importanti arterie di traffico, quali la Salaria, la Statale 16, la sopraelevata e l’A14. Per anni le associazioni del territorio, fra cui i comitati di quartiere e soprattutto Ambiente e Salute nel Piceno, si sono battute per scongiurare la realizzazione di questa struttura, basando le proprie tesi sul notevole rischio idrogeologico cui è soggetta l’area dell’eventuale fondazione. Il tutto aveva inizio nell’agosto del 2010, quando la Gas Plus Storage srl depositava l’istanza di Via (Valutazione di Impatto Ambientale) presso il ministero dell’Ambiente, per la realizzazione di uno stoccaggio di gas naturale in giacimento da denominarsi ‘San Benedetto stoccaggio’ nel territorio comunale. Nel giugno 2014 pertanto il ministero accordava la compatibilità ambientale al progetto ma, cinque anni dopo, la validità di tale attestazione scadeva. Nel frattempo, a febbraio, la Gas Plus presentava istanza di proroga del provvedimento di Via. Va ricordato infatti che, senza questo atto, la centrale non può essere costruita. Ed ecco che la storia arriva ai giorni nostri. Lo scorso 7 luglio, il ministero ha decretato di non accogliere l’istanza di proroga del termine di efficacia del provvedimento di compatibilità ambientale. Una piega che non è affatto piaciuta al privato il quale, il 12 ottobre, ha presentato ricorso al Tar Lazio. Insomma, la questione è stata portata sui banchi della giustizia amministrativa, e va da sé che prima del suo pronunciamento, il progetto non può considerarsi definitivamente bocciato. Ieri, quindi, l’amministrazione comunale ha deciso di resistere: "Un impianto di tale natura – si legge nella delibera di giunta – non può essere collocato nel sottosuolo della nostra città a vocazione prevalentemente turistica e per la quale le amministrazioni pubbliche locali e gli imprenditori hanno profuso risorse ed investimenti per lo sviluppo turistico auspicato". Non è escluso che prima di arrivare alla fine passino altri anni, considerata la possibilità di appellarsi al Consiglio di Stato.

Giuseppe Di Marco