Centri massaggi hot, in 22 nei guai

Maxi blitz in diverse parti di Italia, tra cui Piceno e Fermano. Sequestrato appartamento a San Benedetto

Un centro chiuso

Un centro chiuso

Ascoli, 1 ottobre 2022  -Si erano organizzati anche in provincia di Ascoli e in quella di Fermo alcuni dei 22 soggetti di nazionalità cinese finiti nel mirino della Procura di Perugia e dei carabinieri che hanno indagato su una serie di centro massaggi dove sarebbe stata praticata anche attività di prostituzione. Il tribunale di Perugia ha emesso un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 22 soggetti con contestuale sequestro di 11 centri massaggi, 4 appartamenti, numerosi conti correnti bancari e alcune autovetture. Alcuni operavano nel territorio Piceno, per la precisione a San Benedetto, dove è stato sequestrato un appartamento.

L’ipotesi di reato è di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento ed allo sfruttamento della prostituzione, favoreggiamento della permanenza e della collocazione di manodopera di clandestini, riciclaggio dei proventi delle illecite attività ed anche la presentazione di false documentazioni alle autorità di pubblica sicurezza al fine di ottenere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno. L’attività investigativa è iniziata nel luglio del 2019 ed è terminata nel 2021.

Il modus operandi consisteva nella pubblicazione su vari siti internet di inserzioni pubblicitarie, con raffigurate giovani donne seminude; al numero di telefono presente nell’inserzione rispondevano i responsabili dell’organizzazione, che indirizzavano il cliente di turno al centro massaggi più vicino, avvisando poi la donna che lo gestiva di prepararsi all’arrivo di una persona. Le ragazze venivano fatte dormire direttamente nei centri o in appartamenti in uso all’associazione, che venivano attrezzati con piccole cucine e letti.

L’adescamento delle giovani avveniva tramite siti internet cinesi, ai quali si rivolgevano consapevoli del genere di prestazioni che sarebbero state richieste una volta giunte in Italia. Per assicurare la non riconducibilità dei centri massaggi, gli organizzatori si avvalevano di collaboratori esterni; in particolare ne attribuivano a soggetti terzi (anche italiani) la titolarità. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, resa possibile anche grazie all’escussione di numerosi clienti che hanno raccontato le modalità con cui si svolgevano gli incontri e hanno descritto le persone a cui venivano effettuati i pagamenti, ogni singolo centro massaggi aveva un indotto medio di 1.000 euro al giorno, che generava un flusso complessivo di circa 350.000 euro al mese.

p. erc.