Consumo di suolo, triste primato La città ancora prima in regione

Per la terza volta consecutiva, San Benedetto in cima alla classifica delle Marche: a dirlo è il nuovo rapporto pubblicato due giorni fa dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) per Ispra

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È ancora un pessimo primato, quello conquistato dalla riviera delle palme sulla percentuale di consumo di suolo. Per la terza volta consecutiva, San Benedetto è il primo comune delle Marche per percentuale di territorio in cui il cemento ha preso il posto di risorse ambientali fondamentali: a dirlo è il nuovo rapporto ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici’ pubblicato due giorni fa dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) per Ispra, secondo il quale il suolo sambenedettese è per il 37,4% irrimediabilmente consumato. E non finisce qui: il secondo comune più popoloso del Piceno è anche il primo della Regione se si considera il territorio al netto dei corpi idrici. In questo caso, anzi, la statistica sale al 37,6%. A preoccupare non è solo il fatto che San Benedetto è l’unico ente in Provincia ad avere dati tanto sconfortanti, ma anche il fatto che, almeno per il momento, né la politica, né le istituzioni e nemmeno le associazioni sono riuscite a porre freno al fenomeno. Infatti la crescita di suolo consumato, se si considerano i report passati, è rimasta invariata: 36,8% nel 2019, 37,1% nel 2020 e 37,4% nel 2021: 0,3% fisso, e su questo è difficile fare qualsiasi tipo di obiezione.

Certo, a livello di ettari non c’è storia: secondo il rapporto, i tre comuni da bocciare, nelle Marche, sono Pesaro, Ancona e Fano, ma questo implica un’altra cattiva notizia per San Benedetto: in Riviera c’è sempre meno terreno da consumare, e pertanto l’aggiunta di palazzine, villette e quant’altro non può superare, per mero limite geografico, una certa soglia. Questo non vuol dire che le aree non ci siano. Anzi, gli ettari vergini sono noti a tutti: dall’area Brancadoro, al terreno ‘ex Capparè’, ai lotti dell’Agraria, al vasto appezzamento di via del Cacciatore. La maggior parte di queste zone sono private e, com’è noto, su di esse pendono tuttora richieste di costruzione in variante urbanistica. La nuova amministrazione comunale, guidata da Antonio Spazzafumo, ha da sempre affermato di non voler dare seguito a tali proposte di modifica al piano regolatore. L’idea sarebbe quella, piuttosto, di realizzare un nuovo piano regolatore e poi di decidere quali interventi realizzare. Un progetto ambizioso, ma che a livello tecnico dovrebbe transitare per un passaggio ben preciso: una delibera di giunta comunale che dica chiaramente che le varianti attuali non assicurano alcun interesse pubblico. Finora, però, il comune non si è assunto questa responsabilità, peraltro ribadita dal Tar nella sentenza Areamare. Nel provvedimento, la magistratura dorica ha sottolineato come sia compito della giunta approvare o bocciare qualsiasi proposta di variante. Finché questo non avverrà, le proposte rimarranno protocollate in comune, detenute in attesa di giudizio.

Giuseppe Di Marco