Continua la crisi idrica Paura per il caldo

La situazione resta drammatica perché l’acqua è poca e le alte temperature non aiutano

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Quella appena cominciata si annuncia come la prima vera settimana di caldo di quest’estate: un fattore rilevante in un quadro di crisi idrica che da mesi, praticamente dai giorni seguenti al sisma, tiene sotto scacco il territorio servito dalla Ciip. La luce intermittente dell’allarme rosso non si è mai spenta e, anche se il servizio è stato sempre garantito, la situazione è drammatica: già qualche settimana fa la Ciip aveva annunciato la possibilità di procedere con alcune chiusure notturne e questa ipotesi è ancora in piedi. Gli ultimi giorni, caratterizzati da qualche pioggia, hanno dato un po’ di respiro ma in generale la crisi è conclamata e potrebbe causare provvedimenti nel giro di pochissimo tempo: superare l’estate senza razionamenti sarebbe un mezzo miracolo.

Nel caso, a dover fare i conti con le chiusure (inizialmente notturne) sarebbe soprattutto la Vallata, perché Ascoli e le altre zone servite dagli impianti di soccorso sarebbero al sicuro, mentre per la costa si farebbero i salti mortali per ridurre al minimo i disagi durante la stagione turistica. Il fatto è che di acqua ce n’è sempre meno, visto che dalle sorgenti continuano ad arrivare report preoccupanti: la loro portata è in discesa, mentre negli altri anni questo era un periodo di sostanziale stabilità. In questo panorama si inserisce il probabile arrivo del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli: data e motivi di un suo passaggio nel Piceno sono ancora top secret, ma di certo non si tratterebbe di una visita per prendere un caffè. Si presume che al centro dei pensieri dei vertici della Ciip, da condividere con Borrelli, ci sia ora la questione di come garantire una maggiore quantità di acqua a un territorio così vasto e in una situazione così complicata: uno degli ultimi problemi è quello relativo all’immissione in rete dell’acqua di alcuni pozzi nella zona di Capodacqua, che sarebbero quasi pronti ma la questione è ancora in sospeso per alcuni dettagli tecnici. Quindi la salvezza in questo momento ha un nome ben preciso: impianto di soccorso. Castel Trosino con i suoi 150 litri al secondo, Fosso dei Galli con altri 70 e Santa Caterina con 80 sono fondamentali per tenere in piedi un sistema che altrimenti, solo con le acque di sorgente, sarebbe già collassato. Quindi i pochi litri che arrivano dalle sorgenti finiscono semplicemente dove più ce n’è bisogno, per garantire a tutti un servizio che sembra scontato ma che la natura sta rendendo sempre più difficile assicurare.

Daniele Luzi