Coronavirus Ascoli, nuovi casi. Allarme carica virale

Dopo i 3 bengalesi positivi eseguiti cento tamponi, l’Area Vasta: "Livello critico da quelli di importazione"

I tamponi drive thru nella struttura che venne allestita a San Benedetto

I tamponi drive thru nella struttura che venne allestita a San Benedetto

San Benedetto, 12 luglio 2020 - Sono negativi gli operatori sanitari che hanno avuto i contatti più diretti con la donna in stato di gravidanza del Bangladesh positiva al Coronavirus, che vive a San Benedetto, e che nei giorni scorsi, prima di essere sottoposta al tampone, si è recata nel consultorio e nel punto prelievi dell’ospedale ‘Madonna del Soccorso’ per effettuare alcuni controlli.

Nella giornata di ieri nessun nuovo positivo si è aggiunto alla lista che per ora è formata dai soli tre bengalesi (sembrerebbe che vendessero le cover per i telefoni cellulari in una delle casette in legno a Porto D’Ascoli), ma il lavoro per il laboratorio analisi dell’Area vasta 5 diretto da Antonio Fortunato è tornato ad essere, in fatto di tamponi processati, significativo. Nella mattinata di sabato ne sono stati infatti analizzati cento, tra quelli provenienti dai Pronto soccorsi degli ospedali del Piceno dove da martedì tutti gli utenti che vi accedono devono essere sottoposti al test, e quelli relativi ai contatti che la donna incinta positiva ha avuto durante il suo stazionamento nel nosocomio della riviera.  

Dai primi risultati dei tamponi di ieri, comunque, non è stata riscontrata in nessuno la positività al Sars-Cov-2. Ma se le autorità sanitarie sono piuttosto tranquille perché vedono remota la possibilità che le persone che la bengalese ha incrociato nel consultorio e nel punto prelievi possano essere state contagiate, in virtù delle misure che devono essere adottate in ospedale (utilizzo della mascherina, distanziamento sociale e misurazione della temperatura corporea), ciò che desta un po’ di preoccupazione è la carica virale riscontrata nei tre positivi del Bangladesh.

"Una positività – dice Fortunato – che non vedevamo più da molto tempo, nemmeno nei contagiati delle case di cura. Un livello critico, e proprio dei casi d’importazione. E’importante circoscrivere tutti i contatti e fare loro i tamponi, ma non è semplice rintracciare quelli diretti di queste persone. Su coloro che invece la donna incinta ha incrociato in ospedale, se tutti hanno utilizzato la mascherina ed hanno mantenuto la distanza di sicurezza, il rischio è limitato. Il contagio si ha con il contatto diretto, ma fortunatamente gli operatori sanitari che hanno avuto i contatti più diretti sono tutti negativi. Anche se il tampone fatto dopo due giorni dalla vicinanza con la persona infetta dice poco perché non è ancora sufficientemente sensibile per rilevare il virus. Bisognerà aspettare una settimana e rifarlo nuovamente a tutti i soggetti monitorati". "Oggi (ieri ndr) – conclude Fortunato – abbiamo dovuto processare moltissimi tamponi in urgenza provenienti dai Pronto soccorso perché, essendoci un livello di allerta più alto, tutti gli accessi sono sottoposti non più solo alle sierologie".