Coronavirus Ascoli, il dottor Loria torna dalla pensione. "Pronto a dare una mano"

L’ex storico direttore del pronto soccorso da domani in servizio: "Lieto di contribuire in questo momento difficile"

Il dottor Massimo Loria

Il dottor Massimo Loria

Ascoli, 27 marzo 2020 - Due anni fa il suo collocamento a riposo dopo 40 anni di servizio, tutti trascorsi in quella che lui chiama ‘la sua creatura’, l’unità operativa complessa di Pronto soccorso e medicina d’urgenza dell’ospedale ‘Mazzoni’. Domani, a quasi ventiquattro mesi esatti dal suo ultimo giorno di lavoro (il 31 maggio 2018) il suo ritorno in servizio per sei mesi. Massimo Loria, ex storico direttore del Pronto soccorso del nosocomio ascolano e del Dipartimento di emergenza e urgenza dell’Area vasta 5, è uno dei cinque medici del Piceno (insieme a Forlini, Pela, De Santis e Filipponi) che ha risposto all’appello rivolto in tutta Italia ai medici in pensione di tornare in corsia per aiutare a fronteggiare l’emergenza Coronavirus, forti anche della loro esperienza.  

Dottor Loria cosa l’ha spinta a tornare in servizio? "Ho vissuto tanti anni in Pronto Soccorso, ben 40, ed ho sentito il bisogno di apportare la mia opera in una fase critica della vita del reparto. Torno sabato (domani ndr ) in servizio al Pronto soccorso e alla medicina d’urgenza dell’ospedale ‘Mazzoni’ dove collaborerò con il primario Renzi, un mio ottimo amico, che ha fatto fino ad ora un lavoro encomiabile. Sarò lieto di contribuire nell’organizzazione e gestione di questo periodo di emergenza. Il mio desiderio è quello di poter dare una mano, anche perché stanno lavorando con affanno date le scarse risorse disponibili".  

Che idea si è fatto di questa pandemia? "In quarant’anni di professione ho vissuto in Pronto Soccorso la Sars, la suina, l’aviaria e due terremoti, ma questa è sicuramente la più severa. Giudizi specifici non li posso dare perché non sono un esperto e non posso che riportare le informazioni che ho acquisito in questo periodo. Quello che invece posso dire è che si cercherà di dare la massima risposta mediante un’organizzazione che sia la più accurata possibile nell’ambito dell’attività del nostro reparto".  

Come hanno accolto i suoi colleghi il suo ritorno? "Con grande entusiasmo da parte dei collaboratori e del personale. Ho ricevuto tantissimi messaggi, non me lo aspettavo. Sono molto felice e non nascondo che questa dimostrazione di affetto mi ha commosso. Probabilmente ho lavorato bene quando ero in servizio".  

Come è la situazione nei Pronto soccorsi in questo momento di emergenza da Covid-19? "Sicuramente, in un ospedale no Covid come quello di Ascoli, il flusso è ridotto, anche notevolmente. Però, dall’altro lato, il tempo guadagnato deve essere impiegato nella gestione del malato. Questa, infatti, è più lunga perché chiunque arriva al Pronto soccorso può essere un potenziale sintomatico. Quindi, il tempo in più in termini di risorse che noi impieghiamo ora per gestire l’utente va a compensare il numero ridotto di accessi. C’è un maggior tempo di valutazione del paziente".  

Come sono stati questi quasi due anni senza il suo lavoro? "Ho sovvertito completamente le mie abitudini, ma ciò mi ha permesso di dedicarmi anche ad altre cose di natura non medica".