
Palazzo San Filippo, in corso Trento e Trieste: lo splendido palazzo è la sede della Provincia di Ascoli
Tre rinvii a giudizio e un patteggiamento a un anno e quattro mesi (pena sospesa). Si è conclusa così ieri l’udienza preliminare riguardante quattro persone, indagate rispettivamente nelle vesti di dirigente della Provincia di Ascoli, una dipendente dello stesso ente, un imprenditore e un soggetto esterno alla pubblica amministrazione. A tutti il pm Saramaria Cuccodrillo contesta, a vario titolo, le accuse di abuso d’ufficio e corruzione nell’esercizio della funzione; i primi tre devono rispondere anche di truffa ai danni di un ente pubblico, in questo caso la Provincia, parte civile. La scelta del patteggiamento l’ha fatto un dipendente della Provincia: per gli altri il processo inizierà il 25 giugno davanti al tribunale di Ascoli. "Non è un’ammissione di colpa, ma la volontà di finirla qui, senza ulteriori strascichi" commenta l’avvocato Enrico Sciarroni, difensore del dipendente della Provincia che ha scelto il patteggiamento. Per tutti la magistratura ascolana aveva chiesto il rinvio a giudizio, ma il gup Barbara Caponetti a febbraio 2024 ha accolto un’eccezione presentata dall’avvocato Mauro Gionni, alla quale si sono associate anche le altre difese, e ha disposto l’invio degli atti in Procura. Gli atti sono quindi tornati in Procura e il pm ha chiesto di nuovo il rinvio a giudizio dei quattro indagati sui quali si è pronunciato ieri il gup. L’inchiesta "Do ut des" ha visto impegnata la Guardia di Finanza di Ascoli fra ottobre 2020 e settembre 2021, per il prelievo di denaro, a copertura di quanto gli indagati avrebbero sottratto alla pubblica amministrazione con la loro condotta finita nel mirino della magistratura. Sarebbe il cosiddetto "prezzo" del reato di corruzione, cioè al denaro offerto e ricevuto dai pubblici dipendenti per compiere atti di ufficio a vantaggio del privato e relativi al perfezionamento di forniture di beni e servizi da parte di una società in favore della Provincia.
Peppe Ercoli