
L’ex amministratrice Catia Talamonti
La Corte dei Conti di Ancona ha condannato Catia Talamonti a restituire al Comune di San Benedetto le somme percepite in relazione al peculato contestatole dalla Procura di Ascoli, che aveva anche effettuato il sequestro preventivo delle somme in questione, circa 41mila euro. Per il delitto di peculato la magistratura ascolana ha impugnato la sentenza di assoluzione del giudice delle udienze preliminari del tribunale Ascoli che nella sentenza del 25 ottobre 2024 aveva anche disposto la restituzione delle somme in sequestro alla Talamonti. Si è ora in attesa del giudizio della Corte di Appello che riguarda la vicenda penale, ma che chiaramente influirà anche sul giudizio della Corte dei Conti benché si tratta di due procedimenti che viaggiano separatamente. Nel notificare la decisione, la Corte dei Conti ha sottolineato di essere a conoscenza della sentenza assolutoria del tribunale di Ascoli, ma che in questa fase, in attesa del pronunciamento della Corte d’Appello di Ancona, può procedere senza tenerne conto. Chiaramente dovrà farlo in caso di esito favorevole alla Talamonti anche nel processo di secondo grado, la cui trattazione deve però ancora essere fissata.
Talamonti è stata assolta dal giudice delle udienze preliminari del tribunale di Ascoli Barbara Caponetti "perché il fatto non sussiste".
La 54enne sambenedettese era accusata di peculato, reato che avrebbe commesso in qualità di dirigente dell’Area Risorse del Comune di San Benedetto, impossessandosi della somma di 41.638 euro relativi ai compensi di indennità di carica di presidente del consiglio di amministrazione della società Picenambiente. Un incarico che ha ricoperto dal 25 settembre 2013 al 4 settembre 2019, su designazione del Comune rivierasco.
Secondo la Procura di Ascoli, gli oltre 41mila euro oggetto del processo, sarebbero stati versati alla Talamonti in tre bonifici ad agosto 2019, aprile e giugno 2020; una somma che secondo l’accusa avrebbe trattenuto omettendo di riversarla nelle casse comunali nonostante la richiesta esplicita del segretario comunale del 2 dicembre 2020 e il sollecito del successivo 17 dicembre, con la disposizione di riversare al Comune le somme percepite in ragione dell’incarico di presidente del Cda di Picenambiente entro la fine dell’anno. La somma non è mai stata versata; il 14 febbraio 2022 è stata poi oggetto di un sequestro preventivo.
Peppe Ercoli