MATTEO PORFIRI
Cronaca

"Così abbiamo portato il rock nel carcere del Marino"

La band tributo degli Stones torna al penitenziario: "La musica è libertà"

Benedetto Mandolini degli Underground

Benedetto Mandolini degli Underground

La musica è capace di abbattere ogni barriera, anche le mura di un carcere. Lo dimostreranno gli ‘Underground’, la più longeva tribute band europea dei Rolling Stones, formatasi nel 1980 a San Benedetto. Il gruppo, infatti, sabato varcherà le porte dell’istituto penitenziario di Marino del Tronto per un concerto unico. L’iniziativa è stata organizzata dalla direzione del carcere e dalla stessa band, unitamente con il proprio manager e staff. L’obiettivo è dare una dimostrazione dell’effettiva concretizzazione della funzione rieducativa della pena. A confermarlo è Benedetto Mandolini, uno dei componenti degli ‘Underground’.

Benedetto, come è nata l’idea di un concerto al Marino? "Suonammo all’interno del carcere proprio dieci anni fa, nel 2015. Fu un’esperienza bellissima, tra le più importanti nella nostra lunga carriera. Così, grazie al nostro tastierista Cristian Santroni, che nella vita di tutti i giorni è un avvocato, ci siamo messi di nuovo in contatto con la direzione dell’istituto penitenziario e abbiamo deciso, dieci anni dopo, di riproporre l’iniziativa. Ci hanno subito detto di sì e non vediamo l’ora di esibirci".

Che ricordi ha di quel concerto precedente? "All’inizio l’ambiente era un po’ freddo, ai detenuti pareva strano di poter assistere a uno spettacolo di musica dal vivo. Ci guardavano anche con diffidenza. Poi, però, dopo un paio di canzoni cominciarono a scatenarsi e divertirsi. Facemmo anche amicizia e uno di loro disse di conoscerci perché era stato testimone di nozze in un matrimonio che avevamo animato. Insomma, fu una bella giornata e lo sarà anche stavolta".

Che show sarà quello di sabato? Cosa può anticiparci? "Sarà un concerto acustico, anche perché non possiamo montare tutta la strumentazione che abbiamo. La scaletta sarà quella tipica dei nostri spettacoli e non mancheranno i pezzi più iconici dei Rolling Stones. Ci divertiremo e ci emozioneremo insieme ai detenuti del Marino, sperando di portar loro un po’ di spensieratezza".

Che messaggio volete portare? "Vorremmo ricordare a tutti che la musica è libertà. La musica non conosce limiti né condizionamenti di razza, lingua, religione e sesso perché mira ad unire e a far riaccendere le passioni e le speranze di tutti coloro che l’ascoltano".

Avete intenzione, oltre al carcere, di portare i Rolling Stones anche in altri luoghi di sofferenza? "Personalmente mi piacerebbe organizzare un concerto in un reparto ospedaliero oncologico. E’ complicato poterlo fare, ma mai dire mai".

Matteo Porfiri