"Costi ormai altissimi Qualcosa nel sistema si è rotto da tempo"

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Nazzareno ‘Zè’ Migliori non vuole assolutamente fare polemica, anzi. La sua uscita dal Consorzio dell’Oliva Ascolana del Piceno Dop, è stata fatta in punta di piedi, senza dire niente a nessuno, ma di certo qualcosa nel meccanismo di gestione si era rotto già da tempo. "Mi sono dimesso dal Consorzio – ha ammesso – con tanto di lettera inviata al Ministero nel settembre del 2021. Con me se ne sono andati altri quattro produttori tra cui Silvestri Rosina che è uno dei più grandi del territorio. Gli altri sono contadini che con il lavoro e il sudore hanno aderito al Consorzio credendo nel progetto. Siamo andati via senza clamori, senza polemiche, senza articoli sul giornale. Anzi. Al Carlino lo avevo detto in confidenza, ma avevo anche pregato di aspettare a scriverlo, perché non volevo che le mie dimissioni fossero strumentalizzate. Volevo invece lasciare al Consorzio il compito di proseguire il lavoro di promozione iniziato nel 2005 con la nascita di questo Ente, serenamente. Nascita che io stesso però ho voluto. E ci tengo a sottolinearlo. Sono stato io, assieme ad altri, a creare il primo Consorzio e ad esserne il presidente, perché ero convinto delle potenzialità di un ente che raggruppa i produttori e si fa garante per tenerli uniti. Abbiamo iniziato con il volontariato di pochi tra cui quello di una commercialista che ci costava 300 euro l’anno. Non voglio entrare nel merito di quanto siano lievitati i costi di gestione del Consorzio, ma posso dire che l’adesione costa ai produttori una cifra insostenibile. Un imprenditore fa i suoi conti e non è che può rimettere i soldi per mantenere un Ente che spende più di quanto guadagna. Credo che la direzione del Consorzio avrebbe dovuto domandarsi il perché cinque produttori storici tra cui i veri contadini, a settembre dello scorso anno hanno deciso di non far più parte del Consorzio. Non ho messo in dubbio il lavoro del Consorzio – ha proseguito Migliori – né la capacità di salvaguardia della DOP da abusi, ma non ci credo più. Mio figlio Augusto è stato vice presidente fino a recesso e non rinnego il lavoro che io stesso ho fatto per far crescere il Consorzio. Occorre ammettere, però, che purtroppo è troppo oneroso farne parte per la scarsa quantità di olive prodotte in un anno. Basta dire che io stesso, lo scorso anno, di oliva tenera non ne ho raccolta neanche un chilo perché sulle piante non ce ne erano. E allora serve davvero mantenere un Consorzio per così poche olive?"

v. r.