Covid Ascoli, il confronto ricoveri: "Un anno fa eravamo pieni"

D’Emilio, primario di Penumologia: aiutati dai vaccini, ora i casi più gravi sono tra chi non è vaccinato

Medici e infermieri di pneumologia Covid con Vittorio D’Emilio

Medici e infermieri di pneumologia Covid con Vittorio D’Emilio

Ascoli Piceno, 25 novembre 2021 - "Rispetto a un anno fa la situazione non è minimamente paragonabile". Queste le parole di Vittorio D’Emilio, direttore dell’unità operativa complessa di pneumologia dell’Area vasta 5. Il primario, in prima linea dall’inizio della pandemia e per diversi mesi a capo della pneumologia Covid all’ospedale ‘Mazzoni’, parla di come, pur persistendo l’emergenza sanitaria e pur essendoci ancora tanti contagiati (ieri nelle Marche i nuovi sono stati 361 di cui 60 nel Piceno), le ospedalizzazioni siano poche grazie all’effetto del vaccino.

"L’anno scorso, nello stesso periodo – dice D’Emilio –, il mio reparto di pneumologia Covid, che già era aperto, era pieno (con i suoi 18 posti letto ndr), così come lo erano anche i reparti Covid 1 e Covid 2 all’ospedale di San Benedetto. Ora, al Pronto Soccorso del ‘Mazzoni’ abbiamo solo due pazienti, uno è appena arrivato, mentre l’altro sarà trasferito in una struttura a bassa assistenza. Dunque, rispetto a novembre 2020 la situazione direi proprio che non è confrontabile. Ci sono sì tanti positivi, ma pochi malati grazie alle vaccinazioni".

D’Emilio sottolinea come i casi più gravi siano di persone non vaccinate. "L’ultimo è un 49enne non vaccinato trasferito in rianimazione – continua –. Come tipo di manifestazione della polmonite è sempre la stessa in quanto il virus non è cambiato, produce lo stesso tipo di danno all’organo, ma il quadro clinico è più grave nelle persone non vaccinate, che poi sono quelle che fanno ricorso maggiormente al Pronto soccorso".

Solo una settimana fa, quando non si trovavano posti letto Covid per alcuni pazienti positivi appoggiati all’ex Murg dell’ospedale ‘Mazzoni’ e quando il Pronto soccorso stava registrando un incremento di accessi da parte di cittadini con il virus Sars-Cov-2, il direttore dell’Area vasta 5, Cesare Milani, aveva ipotizzato, se la pressione non fosse diminuita, la riapertura della pneumologia Covid.

"In questo momento – continua D’Emilio – non ci sono ancora i numeri per riaprire la pneumologia Covid, ma qualora fosse necessario non mi tirerò indietro. Riaprirla ora significherebbe penalizzare i reparti che dovrebbero farsi carico dei posti letto della pneumologia pulita il cui lavoro attualmente è molto elevato. Abbiamo 20 pazienti ricoverati e un’attività, sia di endoscopia, sia ambulatoriale, molto intensa".

Infine, ma non da ultimi, nella lotta all’ospedalizzazione un ruolo importante lo giocano anche gli anticorpi monoclonali. "Ne stiamo facendo – conclude – 4/5 al giorno. Le infusioni le effettuiamo cinque giorni a settimana, dal lunedì al venerdì. Solo in casi isolati i pazienti preferiscono non esservi sottoposti e raramente non c’è risposta al trattamento".

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