Covid, pronto soccorso ancora in affanno

Tra i pochi posti letto, la grande capacità di infettare di Omicron e lo scarso organico il personale lavora in condizioni difficili

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Situazione difficile nei Pronto soccorso degli ospedali di Ascoli e San Benedetto, in particolare in quest’ultimo a causa dei casi positivi cui si aggiungono i turisti. La tensione è alta. I posti letto, il personale medico, gli infermieri sono pochi, mentre la nuova variante è talmente infettiva e veloce che i casi di infezione crescono a dismisura. A fare ricorso all’ospedale sono principalmente le persone di una certa età con complicazioni dovute ad altre patologie, ma che presentano un quadro clinico non grave a fronte di numeri elevati che congestionano la struttura. A complicare la situazione c’è, ad ogni modo, la chiusura delle Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) che hanno avuto un ruolo di rilievo nell’aiutare i medici di medicina generale nella gestione sul territorio dei pazienti Covid o sospetti tali. Da qui l’intasamento dei Pronto soccorso.

Una situazione difficile in particolare a San Benedetto, come si può osservare dal sito "Cure primarie" dell’Asur 5 di Ascoli. Ieri pomeriggio intorno alle 17, per esempio, il Pronto soccorso di San Benedetto stava gestendo 27 pazienti, dei quali 23 già presi in carico e 4 in attesa di essere visitati e di questo totale 1 era in codice rosso, 9 in codice arancione e 11 in codice azzurro, con tempi d’attesa di 94 minuti per i codici Azzurri e 132 per i verdi. Contemporaneamente al Pronto Soccorso di Ascoli vi erano 22 pazienti 9 presi in carico e 13 ancora in attesa di essere visitati e di questi solo due in codice arancione, il resto Azzurro e Verde. I pazienti positivi, non essendoci posti letto, restano in area "rossa" del Pronto soccorso e quindi a carico dei medici del reparto che devono badare anche alle emergenze. Un carico elevatissimo per il personale, poiché oltre ad essere sotto organico, ci sono sanitari in ferie e sanitari positivi che rendono ancora più drammatica la situazione. Si cerca di andare avanti facendo le dimissioni dei pazienti meno gravi e liberare più posti possibili, ma si riempiono nel giro di qualche ora, se si considera che ogni giorno l’emergenza gestisce una decina di casi positivi, gran parte dei quali avrebbe potuto essere seguiti dalle Usca nelle proprie abitazioni senza intasare i Pronto soccorso. Sotto questo aspetto situazione analoga al Mazzoni, con la differenza è che in Ascoli il flusso dei turisti è assolutamente ridotto. Il problema, a ogni modo, non è provinciale o regionale, ma sta a livello nazionale e questo sta portando sempre più a gestire l’emergenza col personale delle cooperative private.

Marcello Iezzi