GIUSEPPE DI MARCO
Cronaca

Crisi senzatetto al Ponterotto, l’ira di Palestini

Il vicedirettore della Caritas: "Accogliere non è giustificare. È costruire dignità. C’è chi vuole speculare politicamente"

Fernando Palestini, vicedirettore della Caritas Diocesana

Fernando Palestini, vicedirettore della Caritas Diocesana

"Accogliere non è giustificare. È costruire dignità". Sono parole decise quelle di Fernando Palestini, vicedirettore della Caritas Diocesana, in risposta a quanti, nei giorni scorsi, hanno utilizzato termini impropri e alzato i toni sugli episodi di degrado verificatisi al Ponterotto, dove alcuni senzatetto hanno dormito e fatto i propri bisogni in luoghi aperti al pubblico nel perimetro della ‘borgata’.

"In questi giorni, alla luce di alcuni fatti di cronaca successi nella sede della Caritas di Ponterotto, si sono levate voci che accusano la Caritas di accogliere e di favorire l’afflusso nel quartiere di soggetti pericolosi e di alimentare il degrado – afferma Palestini – Da parte nostra, di fronte alle lamentele degli abitanti del quartiere, non abbiamo avuto difficoltà a distinguere tra chi manifesta legittimamente un disagio e chi specula politicamente esaltando quel disagio dirigendolo strumentalmente. Tuttavia, queste accuse rivolte a Caritas colpiscono non solo chi opera quotidianamente nelle nostre realtà, ma vorrebbero mettere in discussione il senso profondo del nostro impegno".

Per il vicedirettore, chi parla di "soggetti pericolosi" usa un’etichetta facile: "Alcuni – continua – sollevano la questione dei container che ospitano 11 persone senza dimora, che altrimenti sarebbero in giro per la città. Eccetto due, tutti gli altri stanno lavorando o all’orto sociale o nella ristorazione. I soggetti dei casi di violenza non erano ospiti della Caritas ma gente che, nottetempo, si è introdotta nella struttura. Per questo motivo, con un dispendio economico non indifferente, è stata organizzata la presenza di un vigilante durante le notti per impedire che qualcuno, non autorizzato, possa scavalcare il recinto".

E ancora: "L’accoglienza non può mai essere una scelta autonoma o ideologica: è la risposta di tutta una comunità a bisogni concreti, a volte affrontati persino aprendo le porte della propria casa, come farà il nostro vescovo Gianpiero che ospiterà in episcopio alcuni che non hanno casa".

Palestini auspica la collaborazione di tutti gli attori coinvolti per trovare soluzioni efficaci e durature: "Se si chiudesse la Caritas di San Benedetto – conclude – ogni anno nella nostra Diocesi 29.897 pasti non sarebbero serviti, 4.302 pacchi viveri non sarebbero distribuiti, non sarebbero offerte 758 docce, non verrebbero erogate 1.469 prestazioni sanitarie, ma anche altre 44 persone vivrebbero per strada. Tutto questo si fa con i volontari e con i soldi della Chiesa. Forse bisognerebbe cominciare a pensare che Caritas non è il problema ma un anello della catena che permette la soluzione del problema".

Giuseppe Di Marco