Ascoli, 17 settembre 2023 – Un calo più contenuto ma che appare inarrestabile. Continuano a scendere gli abitanti nella provincia di Ascoli Piceno, con gli ultimi dati Istat a disposizione che fotografano una situazione impietosa con poche eccezioni. I numeri fanno riferimento a giugno e constatano una diminuzione di residenti rispetto a dodici mesi prima in 29 comuni su 33.
In controtendenza ci sono San Benedetto – da anni ormai il comune più popoloso della provincia –, Ripatransone, Colli e Monteprandone. In sofferenza il capoluogo – che perde in un anno 400 abitanti – e Grottammare, che fa segnare un -239 insolito per le zone costiere.
Il dato più marcato riguarda come di consuetudine l’entroterra, con Comuni che continuano la discesa iniziata già prima del 2016 e poi precipitata con il terremoto. Regge in generale la Vallata, con alti e bassi, e ci sono zone dove il calo è davvero limitato: Comunanza perde appena due abitanti, Maltignano quattro.
M a è il trend generale che preoccupa, vista l’accelerazione che ha subito negli ultimi anni. I numeri sono freddi ma aiutano a spiegare meglio la situazione: nel 2002 gli abitanti di Ascoli erano 51.345, nel 2018 48.608, adesso 45.407. In pratica negli ultimi 5 anni la città ha perso lo stesso numero di residenti che aveva lasciato per strada con una frazione di tempo tre volte più grande. Diverso il discorso di San Benedetto, che nel 2002 aveva 45.070 abitanti. Dopo una salita costante nel 2017 era arrivata a 47.475 e ora si è assestata a 47.001, meno di sei anni fa ma col segno più rispetto al giugno del 2022.
Insomma, interno e costa viaggiano a due velocità differenti e i politici del territorio si stanno scervellando da tempo per provare a stoppare la discesa. I numeri anche in questo caso vengono in soccorso. Allora scopriamo che nel 2002 ad Ascoli c’erano 8.564 residenti dai 0 ai 18 anni, ora sono 6.130. Gli over 65 invece sono aumentati: da 11.295 a 13.392. In pratica più del doppio dei minorenni. Una città che invecchia inesorabilmente e dove si nasce troppo poco. Guardiamo solo il 2023: 123 nascite, 314 morti nei primi sei mesi dell’anno.
Come si inverte il trend? Possono bastare iniziative come quella del Comune che prevede un bonus alle famiglie ogni nuovo nato? 200 euro in caso di primo figlio, 300 se dovesse essere secondogenito e 400 euro dal terzogenito. Un aiuto economico ‘una tantum’. Lodevole, ma sicuramente non in grado di ribaltare la situazione, che andrebbe analizzata più nel profondo, con iniziative rivoluzionarie del Governo più che piccoli aiuti dai vari comuni.
Ma se la città soffre, la montagna crolla sotto il peso della decrescita demografica. Numeri incredibili negli ultimi 20 anni: basti pensare che zone come Arquata e Montegallo, che hanno dovuto fare i conti con il terremoto, hanno visto quasi dimezzare la popolazione. Parliamo di cali tra il 30 e il 40% nei casi peggiori. Acquasanta, Arquata, Comunanza, Force, Montegallo, Montemonaco, Palmiano, Roccafluvione e Venarotta oggi fanno insieme appena 12.276 abitanti. Nel 2002 erano 15.607: oltre il 20% in più.
“Le persone restano dove possono trovare occasioni di vita: cioè lavoro, scuole, viabilità, connessione digitale. Ma anche cultura, sport, arte – ci ha detto in una recente intervista il commissario alla ricostruzione, Guido Castelli, rispondendo a una domanda su come si combatte il calo demografico – . C’è chi crede che la ricostruzione insegua un modello ’passatista’ di ’dov’era e com’era’. No, noi vogliamo cogliere l’occasione della ricostruzione per rilanciare un’area del Paese che è stata culla di civiltà e cultura ma anche di manifattura ed eccellenze artigianali. Da una tragedia deve nascere una grande occasione di rinascita".
Giovani, famiglie e lavoro non possono non essere alla base del rilancio, perché posti magnifici rischiano di svuotarsi sempre più. E allora davvero, l’unica soluzione sarebbe quella di accorpare. Il progetto ’Ascoli città metromontana’ potrebbe andare proprio in quella direzione.