Cupra Marittima, sprangate alla sorella per l'eredità. "Raptus inspiegabile"

Il 56enne piange e non riesce ancora a capire come possa essersi scatenata così tanta rabbia. La donna in prognosi riservata a Torrette

La casa in contrada San Michele in cui s’è consumata la tragedia

La casa in contrada San Michele in cui s’è consumata la tragedia

Cupra Marittima (Ascoli Piceno), 15 marzo 2018 - Piange e non riesce ancora a capire come possa essersi scatenata così tanta rabbia da colpire con violenza alla testa la sorella, che versa in prognosi riservata al Torrette di Ancona. Ieri, a Fermo, c’è stata l’udienza di convalida dell’arresto per tentato omicidio aggravato, di Emidio Ficcadenti, 56 anni di Cupra Marittima, assistito dall’avvocato Francesca Palma del foro di Fermo, presente il Gip, Marcello Caporale e il sostituto procuratore della Repubblica Francesca Perlini.

«Il mio assistito è ancora scosso, addoloratissimo per quanto è accaduto – ha affermato l’avvocatessa Francesca Palma – E’ una tragedia inspiegabile per tutta la famiglia. Non si rende ancora conto da dove fosse esplosa così tanta rabbia improvvisa in quel momento. Quando è tornato in sé, ha chiamato i carabinieri e si è adoperato per soccorrere la sorella che, in un primo momento, aveva pensato fosse accaduto l’irreparabile».

In effetti, subito dopo l’aggressione, Emidio Ficcadenti ha telefonato ai carabinieri dicendo d’aver ucciso la sorella in un momento di rabbia. I militari dell’arma e il personale del 118 lo trovarono in stato confusionale, incredulo, sconvolto. Tra le ipotesi di un simile gesto, era stata ventilata la questione dell’eredità, ma durante l’interrogatorio di garanzia, l’imputato ha detto che quel problema era stato superato. Ficcadenti, in quel momento, secondo l’avvocatessa, aveva un punto vuoto, uno stato d’agitazione dopo la convocazione che aveva ricevuto dal Tribunale di Fermo per testimoniare nel procedimento di separazione fra la sorella e il cognato. Un impegno, quello di andare in Tribunale, che l’aveva molto turbato. Rimasti soli in garage, poiché la moglie ed i figli erano usciti, fratello e sorella hanno avuto un’accesa discussione durante la quale Emidio l’ha spinta facendola cadere sul pavimento e poi l’ha colpita più volte alla testa con una spranga di ferro molto robusta, provocandole la frattura del cranio e una copiosa emorragia.

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«Un raptus inspiegabile – aggiunge l’avvocato Francesca Palma – che lui stesso ancora si chiede come possa essere accaduta una reazione simile». I medici del reparto di Rianimazione dell’ospedale Torrette di Ancona, dove Antonietta si trova ricoverata in condizioni molto critiche, non si sbilanciano. Anche dopo l’intervento per la riduzione delle fratture craniche, la situazione permane critica.