Dai riti voodoo alla mafia nigeriana: "Realtà brutale, vengono illuse"

Samuela Bruni: "Una volta arrivate in Italia devono sdebitarsi con chi le ha aiutate"

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Riti voodoo, paura e sottomissione. È forse impossibile raccontare l’orrore vissuto dalle migliaia di donne costrette a prostituirsi lungo la Bonifica, ma c’è qualcuno che lotta per loro. Si tratta dell’unità mobile della cooperativa ‘On the Road’, che scende in strada per portare viveri alle donne sfruttate, offrendo loro una possibilità di riscatto. Il cuore dell’inferno, oggi, è la mafia nigeriana, che attraverso meccanismi di coercizione fisica e psicologica riesce a soggiogare le sue vittime. "È una realtà brutale – racconta Samuela Bruni, operatrice dell’unità mobile ascolana – alimentata dalla strategia della paura. Le vittime di sfruttamento sessuale sono per lo più nigeriane. Partono con la grande illusione di trovare lavoro, aiutate da una ‘madame’ a cui devono prestare giuramento di fedeltà. Una volta arrivate in Italia, devono sdebitarsi nei riguardi della donna che le ha ‘aiutate’, ed è in quel momento che vengono ridotte in schiavitù e costrette a prostituirsi". Le ritualità magiche e fideistiche sono alla base dell’assoggettamento psicologico che vincola le donne agli aguzzini, ma una via d’uscita c’è. "Scendiamo in campo per aiutare le vittime – afferma Samuela Bruni – offrendo loro la possibilità di accedere ai servizi sanitari. Lavoriamo in sinergia con le forze dell’ordine e in molti casi le vittime denunciano. L’anno scorso abbiamo salvato una donna. Era incinta e non sapeva se tenere il bambino. Grazie al nostro sistema di assistenza psicologica, ha deciso di mantenere la gravidanza e denunciare. Ha seguito tutto il percorso e oggi è una madre con un lavoro e un passato alle spalle da dimenticare".

v. euf.