Dal marchio alle plusvalenze Benigni a processo per bancarotta

L’ex presidente dell’Ascoli nel mirino: per la Procura avrebbe causato il dissesto "falsificando i bilanci"

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"Che senso ha vendere il marchio dell’Ascoli calcio all’Azzurra Free Time a 5 milioni di euro con la squadra in serie A e riacquistarlo due anni dopo pagandolo 5 milioni e mezzo, con la squadra nel frattempo retrocessa in serie B?". La considerazione è di Franco Zazzetta, uno dei curatori fallimentari dell’Ascoli calcio, testimone del processo che vede imputato di bancarotta fraudolenta Roberto Benigni. Il fallimento fu dichiarato il 17 dicembre del 2013. Benigni dall’11 gennaio 2005 al 28 marzo 2008 è stato amministratore unico, fino 31 luglio 2009 presidente del cda, quindi amministratore fino al 30 settembre 2013. Davanti al Collegio (giudici Panichi, Miccoli, Proietti) Zazzetta ha ricostruito la vicenda collocando l’origine dei problemi con la promozione in serie A nell’estate del 2005, grazie al ripescaggio dopo l’esclusione del Genoa. "La società ha dovuto rifare la squadra in tempi brevissimi. E’ rimasta in A due anni, ma nel secondo la situazione si è notevolmente aggravata. Dal 2008 al 2013 la perdita economica è stata stimata in 2,8 milioni di euro, ma se non vi fossero state le plusvalenze le perdite sarebbero state di 34 milioni di euro. L’Ascoli ha fatto 37 milioni di plusvalenze; noi come curatela – ha aggiunto Zazzetta – abbiamo isolato quelle che sono state fatte con soli scambi di giocatori, senza pagamenti in denaro". Il riferimento è alle operazioni riguardanti i giocatori del settore giovanile Capece, Margarita, Rosania, Mandorlini che nella stagione 200910 avrebbero generato plusvalenze per 5,8 milioni.

Nel mirino anche le operazioni negli anni successivi riguardanti Moretti, Tanaglia, Di Gennaro, Marchionni, Pasqualini, ma anche le somme derivanti dallo sfruttamento dell’immagine di Christian Bucchi, all’epoca calciatore e oggi allenatore dell’Ascoli. Per la Procura Benigni avrebbe causato il dissesto "falsificando i bilancio delle stagioni calcistiche 200506, 200809, 200910, 201011 e 201112 attraverso l’appostazione di valori non corrispondenti al vero riguardo la situazione economica patrimoniale della società". Per la magistratura avrebbero generato ricavi fittizi operazioni fatte con l’Azzurra Free Time, relative anche all’affitto dei campi di allenamento. Benigni è difeso dall’avvocato Pagnoni, mentre la parte civile curatela fallimentare è assistita dall’avvocato Chiodini.

Peppe Ercoli