Ascoli, folla al funerale di Danilo De Angelis, il fruttivendolo buono

I funerali si sono svolti nella chiesa di Poggio di Bretta

Il funerale di Danilo De Angelis

Il funerale di Danilo De Angelis

Ascoli, 7 dicembre 2018 - Un addio nel segno dell'affetto e dell'incredulità, quello che ieri una folla di amici, colleghi, conoscenti e familiari hanno rivolto a Danilo De Angelis, il 'fruttivendolo buono' improvvisamente venuto a mancare martedì mattina. Come ogni giorno, stava per fare ingresso al Tigre di Santa Maria Intervineas, dove lavorava, ma a due passi dalla porta, improvvisamente, si è accasciato al suolo e non si è più rialzato. Un infarto lo ha colpito inaspettatamente, lasciandolo senza vita all'età di 59 anni. Ma il ricordo del suo sorriso non svanirà mai, e a serbarlo nel cuore non sono soltanto i suoi fratelli e i suoi nipoti, ma anche i clienti che ogni mattina lo incontravano al supermercato e scambiavano quattro chiacchiere con lui.

E ieri pomeriggio alle 15, centinaia di persone hanno affollato la chiesa di Poggio di Bretta per salutarlo, stringendosi intorno al dolore dei familiari: due fratelli, una sorella, nipoti e cugini, oltre a suo padre, che però è gravemente malato e ieri non ha potuto assistere al rito funebre. «La morte di Danilo ci rattrista – ha detto don Raffaele nella sua omelia – e viene spontaneo domandarsi: Perché? Dobbiamo fare un grande sforzo, per credere, affidarci e se vogliamo anche scommettere sull'amore di Dio. Noi sappiamo che la morte pone fine solo alla nostra esperienza terrena, e che in realtà è un'aurora, una nuova nascita. Ogni persona che ci lascia va preparaci un posto lassù, nella gloria del Padre. Danilo è salito lassù e ci aspetta».

Il messaggio di speranza ha illuminato una tragica dipartita, quella di un uomo ancora giovane e pieno di vitalità. «Era un grande sportivo – ha raccontato suo cugino Gigi Capriotti un velocista, una promessa dell'atletica. Col tempo, questa sua passione si è affievolita, ma Danilo avrebbe potuto diventare un campione. Nonostante avesse abbandonato lo sport, è sempre rimasto una persona dinamica. Tutti lo stimavano, soprattutto per la sua generosità e gentilezza. Aveva un cuore tenero, e lo ha dimostrato anche in famiglia. Era la colonna portante della casa». La madre di Danilo è infatti venuta a mancare qualche anno fa, mentre il padre era molto malato, e ad accudirlo è stato in primo luogo lui, ricordato anche dai colleghi di lavoro come «un gran lavoratore e una persona unica».

E al termine della messa ad accompagnare l'uscita del feretro, sul quale, tra i fiori, capeggiava una maglietta dell'Ascoli calcio, la squadra del cuore di Danilo, c'era tutta Poggio di Bretta, il luogo in cui era nato e dove ha trascorso tutta la sua vita, lasciando un vuoto profondissimo nel cuore della comunità. «La sua scomparsa improvvisa ci ricorda il valore della vita – hanno detto alcuni suoi compaesani – continueremo a viverla anche per lui».