"Detenuti pestati e muro di omertà" Violenze in carcere, le denunce

La Procura indaga a seguito della morte di Salvatore Cuomo Piscitelli. L’associazione Antigone dà battaglia contro la richiesta di archiviazione: "Barbarie durante le rivolte per il lockdown"

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Sono due i fronti d’inchiesta sui quali lavora la Procura di Ascoli a seguito della morte di Salvatore Cuomo Piscitelli e sui presunti pestaggi subiti nel carcere di Ascoli dai detenuti che vi furono trasferiti a marzo 2020, in pieno lockdown, dopo la rivolta nel carcere di Modena. L’inchiesta aperta per omicidio colposo per la morte di Piscitelli ha riguardato un medico e un agente di polizia penitenziaria del carcere di Marino del Tronto, ipotizzando che a monte del decesso del detenuto vi fosse stato un ritardo nei soccorsi; la magistratura ha chiesto l’archiviazione non ravvedendo responsabilità nell’operato del medico e dell’agente. Si è opposta l’associazione Antigone e sarà dunque ora il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Ascoli a stabilire se l’inchiesta va archiviata o riaperta.

E’ nel prendere visione del fascicolo che il legale di Antigone ha verificato che nelle carte vi erano diverse testimonianze di altri detenuti del carcere di Ascoli che hanno riferito di pestaggio avvenuti in quei giorni da parte degli agenti di polizia penitenziaria della casa circondariale di Ascoli, all’arrivo di detenuti da Modena. Racconti "crudi" che hanno spinto Antigone a presentare un ulteriore esposto alla Procura di Ascoli che ha aperto da tempo un’inchiesta su quanto detto dai detenuti; al momento non vi sono iscritti al registro degli indagati. Nell’estate 2021 la vicenda di quanto avvenne nelle carceri di Modena e di Ascoli a marzo 2020 è balzata all’attenzione dell’opinione pubblica per via di un reclamo inviato al ministro della Giustizia Marta Cartabia da un detenuto che sarebbe uno dei cinque testimoni della morte di Piscitelli. Come sottolineato nell’esposto presentato a suo tempo alla Procura di Ancona proprio dai cinque detenuti, il 40enne era giunto da Modena "in fin di vita". A diffondere il racconto del detenuto è stato il Comitato Verità e Giustizia per la strage del Sant’Anna: "In queste sei pagine di testimonianza – commenta il comitato – viene nuovamente descritta la barbarie a cui sono stati sottoposti i detenuti durante le rivolte. Si torna a porre l’accento nuovamente sui ritardi nei soccorsi o addirittura sulla loro omissione".

Il detenuto in questione scrisse al ministro chiedendo di "rompere il muro di omertà" aggiungendo che "Piscitelli stava male ed emetteva versi di dolore. Sollecitammo nuovamente gli agenti senza ottenere risposta. Verso le 9 dopo l’ennesimo sollecito sentimmo un agente dire "fatelo morire"".

Peppe Ercoli