LORENZA CAPPELLI
Cronaca

Ascoli, dipendente infedele dell’Ast condannata per peculato e sospesa

Quattro anni e otto mesi di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per una lavoratrice dell’Azienda sanitaria picena

Dipendente dell'Ast condannata per peculato
Dipendente dell'Ast condannata per peculato

Quattro anni e otto mesi di reclusione e interdizione dai pubblici uffici in perpetuo. Questo il dispositivo della sentenza con il quale il Tribunale di Ascoli, sezione penale, ha condannato una dipendente dell’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli. I reati per i quali è stata condannata in primo grado (quindi non definitiva) sono di peculato continuato, con pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’Azienda sanitaria territoriale di Ascoli, come da iter, con determina del 3 agosto del direttore generale Nicoletta Natalini "ha preso atto del dispositivo della sentenza del 10 maggio 2023, depositato in cancelleria il 2 agosto scorso, e ha proceduto alla sospensione dal servizio della dipendente, ricorrendo i presupposti di cui all’articolo 68 del Ccnl 20162018 del comparto sanità e, in particolare, trattandosi di condanna per peculato continuato con pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per la durata massima di cinque anni". L’Ast di Ascoli ha inoltre determinato "di disporre la decorrenza della sospensione dal servizio della dipendente dalla data di comunicazione del provvedimento, di corrisponderle dalla data di sospensione dal servizio un’indennità alimentare pari al 50% dello stipendio tabellare, nonché gli assegni del nucleo familiare e la retribuzione individuale di anzianità, ove spettanti. La sospensione viene disposta per la durata massima di anni cinque, salvo che nel quinquennio intervenga sentenza di proscioglimento o di assoluzione anche non definitiva".

Il peculato, si ricorda, è disciplinato dall’articolo 314 del codice penale che dispone come "il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro anni a dieci anni e sei mesi". Il reato continuato è invece disciplinato dall’articolo 81 del codice penale che recita: "E’ punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione più grave aumentata sino al triplo, chi, con una sola azione od omissione, viola diverse disposizioni di legge, ovvero commette più violazioni della medesima disposizione di legge".

Da una tema all’altro, a giorni il direttore generale Nicoletta Natalini dovrebbe nominare il direttore sanitario e il direttore amministrativo, le uniche due figure ancora mancanti nell’organigramma dell’Ast di Ascoli.