Domani c’è lo sciopero Molte lezioni sono a rischio

Si preannuncia partecipata nelle scuole del Piceno l’adesione allo sciopero nazionale del settore, indetto dai sindacati Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Unams per domani 30 maggio. Se così sarà molte lezioni potrebbero essere a rischio di svolgimento. Vari i motivi che hanno portato alla proclamazione dello sciopero: tra le ragioni principali spiccano la lotta al precariato, la mancata partecipazione delle sigle alla stesura della riforma del reclutamento docenti e il rinnovo del contratto di lavoro. Al riguardo, le associazioni promotrici dell’atto di protesta hanno anche rilasciato una nota congiunta. "Lo scorso anno – si legge nella nota delle sigle sindacali di categoria –, dopo due anni di pandemia, è stato sottoscritto un patto tra Ministero e sindacati nel quale il Governo si era preso una serie di impegni a cui non ha dato seguito, anzi il Governo ha proceduto con decisioni unilaterali e non condivise, quali ad esempio il reclutamento del personale dove l’azione dell’esecutivo invade pesantemente il campo della contrattazione. Il Governo non ha alcuna intenzione di venire incontro alle richieste delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola e di conseguenza di migliorare il servizio e l’offerta formativa dedicata alle famiglie. Il 30 maggio quindi sarà sciopero generale della scuola pubblica per valorizzare il lavoro delle persone, mettere in sicurezza le scuole, colmare squilibri e divari territoriali, ridurre il numero di alunni per classe". Cosa chiedono i sindacati? "Stralciare – si legge nel volantino dello sciopero – dal decreto del Governo tutte le disposizioni che invadono il campo della contrattazione (bisogna regolare la formazione e gli aspetti economici e normativi che riguardano il rapporto di lavoro attraverso il contratto, non per legge), rivalutare nel nuovo contratto le retribuzioni di tutti i profili professionali (le risorse stanziate in Legge di bilancio devono essere ulteriormente incrementate), dare stabilità al lavoro e rafforzare gli organici invece di tagliarli (serve un sistema di reclutamento che assicuri la copertura dei posti vacanti e preveda l’opportunità di stabilizzazione per il personale precario), riconoscere la professionalità di chi lavora nella scuola come risorsa fondamentale (valorizzare il lavoro delle persone, mettere in sicurezza le scuole, colmare squilibri e divari territoriali, ridurre il numero di alunni per classe)".