Alberto Bastoni ad Ascoli: "Io, dipendente dalla cocaina. Nessuno mi ha aiutato"

In aula per il processo sulla droga racconta il suo inferno: "Non sono più ’don’, mi sentivo indegno. Mi vergogno profondamente, ma non ho commesso solo atti sbagliati"

Alberto Bastoni, ex sacerdote della Cattedrale

Alberto Bastoni, ex sacerdote della Cattedrale

Ascoli Piceno, 21 maggio 2022 - Don Alberto Bastoni ieri era ad Ascoli per testimoniare contro un uomo e una donna accusati di avergli spacciato cocaina.

Don Alberto, come sta?

"Mi chiami Alberto, don non lo sono più. Ho scritto a Papa Francesco per ottenere la dispensa dal sacerdozio perché mi sentivo indegno. Talmente indegno che dopo la prima perquisizione a casa, la sera del 28 maggio 2020 nell’anniversario della mia ordinazione, ho tentato il suicidio. Ho bevuto quello che pensavo mi avrebbe condotto durante la notte alla morte, ma non ci sono riuscito. Ora mi sto curando in una comunità di Città di Castello, che non è un ricettacolo di mostri, ma un luogo adatto per recuperare un prete che ha sbagliato".

Lei ha ammesso di aver assunto cocaina ed è indagato per possesso di materiale pedopornografico; il tutto mentre era impegnato in Duomo, ha celebrato messa, ha distribuito la comunione, ha fatto catechismo

"Alla gente di Ascoli ho inviato una richiesta di perdono tramite il vescovo D’Ercole. So che si sentono feriti e mi vergogno profondamente. Il mio è un pentimento sincero benché io non abbia fatto del male a nessuno. Il male l’ho fatto a me con la droga. Chiedo ancora a tutti di perdonarmi con fede cristiana".

La accusano di aver detenuto nel suo pc materiale porno riguardante minori.

"Ad oggi nessuno si è fatto avanti per denunciare comportamenti sconvenienti da parte mia verso minori o cose del genere. Mai e poi mai. Non sono un pedofilo".

Bastoni, anche prima di arrivare nel Piceno aveva avuto problemi di droga.

"La mia tossicodipendenza ha 13 anni di vita. Il lockdown mi ha mandato in depressione, aggravando il disturbo narcisistico legato ad un rapporto difficile con mio padre; per cui facevo scorta di cocaina, che assumevo per combattere angoscia e tristezza. Mi assumo la responsabilità per i miei comportamenti, ma ci sono anche altre responsabilità".

Ce l’ha con qualcuno?

"Sono venuto ad Ascoli per coronare il mio sogno di diventare un sacerdote diocesano e pensavo di superare così anche i miei problemi. Ho lavorato in cattedrale in un periodo difficile, con il parroco malato. Ho fatto tanto per la comunità ascolana, per i bambini, per gli anziani, per i malati, ma nessuno ora lo dice. Mi chiedo però: nessuno si è accorto dei miei problemi? Magari qualcuno se n’era accorto visto che sono stato pedinato, monitorato e non dai carabinieri… Perché dentro la Diocesi invece di farmi ritrovare bustine nel mio alloggio come a far intendere che sapevano, nessuno mi ha detto ’Alberto fermati, cosa stai facendo?’. Perché nessuno mi ha aiutato?".