Doni per evitare controlli Il processo ai carabinieri

Non si procederà su Cianfrone, ucciso a colpi di pistola il 3 giugno. Nel mirino l’ex comandante De Palo, le testimonianze di un commerciante

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"Non doversi procedere per morte dell’imputato". Questo il pronunciamento del Collegio del Tribunale per l’ex vice comandante della stazione dei carabinieri di Monsampolo Antonio Cianfrone, ucciso a colpi di pistola lo scorso 3 giugno mentre si trovava lungo la pista ciclabile di Spinetoli. Ieri mattina è ripreso il processo che lo vedeva imputato insieme all’ex comandante della stessa stazione Francesco De Palo. Entrambi furono arrestati a maggio 2015 per mano dei loro colleghi di Ascoli. Nel processo, che riguarda fatti collocati fra il 2012 e il 2014 sono imputati anche due cittadini di nazionalità cinese, Naiqi Dong e Guohua Hu, mentre un ragazzo di Castel di Lama ha definito la sua posizione patteggiando in sede di udienza preliminare. Nel corso dell’udienza di ieri è stato sentito un teste chiave dell’accusa, un commerciante che aveva riferito di aver dovuto consegnare al comandante De Palo alcuni beni di consumo. Assistito dall’avvocato Ciannavei, è parte civile.

Seppur con qualche contraddizione, il commerciante ha sostanzialmente confermato il suo racconto. Agli atti ci sono per altro due registrazioni di conversazioni che ebbe con il militare dell’Arma, registrate con un microfono che aveva addosso; in un’occasione era inoltre presente, nascosto in un’automobile, un carabiniere del comando di Ascoli che indagava sulla vicenda. L’accusa del procuratore Monti è di aver chiesto in più occasioni denaro e regalie a commercianti della zona per chiudere un occhio su controlli di carattere amministrativo. L’ex comandante De Palo, difeso dall’avvocato Indiveri, deve rispondere di concussione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti d’ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio. Tentato favoreggiamento dell’immigrazione clandestina l’imputazione a carico di un cinese, mentre l’altro è accusato di favoreggiamento; sono difesi dall’avvocato Angelozzi. Diversi i casi di concussione nell’inchiesta condotta dai carabinieri del comando provinciale di Ascoli che hanno arrestato i due colleghi a maggio 2015. Accuse che tutti gli indagati hanno sempre respinto.