Donna morta in ospedale Il perito: "Ecco le cause"

Continuano le testimonianze sul processo a carico di un’infermiera e un’operatrice sanitaria dell’ospedale Madonna del Soccorso.

Donna morta in ospedale  Il perito: "Ecco le cause"

Donna morta in ospedale Il perito: "Ecco le cause"

Prosegue la sfilata di testimoni nel processo che si celebra davanti al tribunale di Ascoli a carico un’infermiera e per una operatrice sanitaria dell’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto, entrambe accusate di omicidio colposo in relazione alla morte di Maria Teresa Antonini, avvenuta il 12 gennaio 2018 all’ospedale sambenedettese. La signora Antonini, all’epoca 89enne, vi era stata accompagnata dai familiari la sera del 10 gennaio per dolori lancinanti. I sanitari la sottoposero ad accertamenti, ma dopo due giorni morì. Il dibattimento è in corso davanti al giudice del tribunale di Ascoli Angela Miccoli che ha ascoltato le testimonianze di alcuni operatori sanitari che erano presenti nei giorni di ricovero e che hanno avuto a che fare con l’anziana paziente. E’ emerso dai loro racconto che le barre laterali della lettiga erano alzate. Rilevante in particolare la testimonianza che ha riferito del fatto che la stessa lettiga era ad un’altezza bassa.

La capo infermiera in servizio quel giorno ha detto al giudice Miccoli che Maria Teresa Antonini era vigile e attenta per cui non c’erano esigenze di vigilanza con la necessità di adottare particolari cautele nella linea di custodia. Secondo la perizia del professor D’Ovidio, consulente della Procura, la donna è morta per "insufficienza cardio-respiratoria acuta irreversibile in stato infettivo e dopo fratture post traumatiche delle vertebre cervicali ed emorragia subracnoidea ed intraparenchimale in sede frontale destra e subarecnoidea in sede occipitale sinistra". Per il perito "le cause del decesso possono essere identificate quindi in iniziali cause naturali, precipitate indiscutibilmente dalla caduta accidentale che ha provocato l’edema cerebrale e l’immobilizzazione della rachide cervicale".

Dunque la caduta ha avuto un peso importante, ma D’Ovidio conclude asserendo che "il rischio caduta in un anziano malato è molto alto e frequente causa di morte, ma che nel caso dell’anziana la stessa non rientrava, secondo una scala di valutazione di rischio di Conley, in un alto rischio di caduta, non essendo in stato di alterazione mentale tale da richiedere una supervisione particolarmente elevata".

Secondo l’accusa l’infermiera, difesa dall’avvocato Mauro Gionni, avrebbe omesso di valutare correttamente i bisogni della paziente e di supervisionarne le cure, mentre l’operatrice socio-sanitaria non avrebbe posizionato correttamente la sponda di protezione della barella, lasciando sola la vittima, nonostante la sua età e la salute precaria.

Peppe Ercoli