PEPPE ERCOLI
Cronaca

Donna morta in ospedale, Asur condannata a pagare oltre un milione di euro

Ascoli, maxi risarcimento deciso dal giudice: la 56enne è deceduta al Mazzoni il 23 dicembre 2013. Nel processo penale era stato scagionato il chirurgo

La donna era deceduta all'ospedale Mazzoni di Ascoli il 23 dicembre 2013

La donna era deceduta all'ospedale Mazzoni di Ascoli il 23 dicembre 2013

Ascoli, 23 ottobre 2024 – Oltre un milione di euro. Questa la cifra enorme che l’Asur delle Marche dovrà versare ai familiari di una donna di 56 anni, morta il 23 dicembre 2013 all’ospedale Mazzoni di Ascoli. Così ha deciso il giudice del tribunale di Ascoli Francesca Sirianni accogliendo le richieste dei familiari dell’anziana, che erano parte civile nella vicenda, assistiti dagli avvocati Stefano Pierantozzi e Maria Cristina Macchioni.

Il processo penale si era concluso a dicembre 2019 con l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” dell’unico imputato di omicidio colposo, un chirurgo dell’ospedale Mazzoni. La pubblica accusa aveva chiesto la condanna a un anno, ma il giudice Matteo Di Battista non ha rilevato responsabilità del medico per la morte della donna. I familiari hanno intentato una causa civile nei confronti dell’Asur delle Marche e dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti Umberto I, Lancisi e Salesi di Ancona.

Nel giugno 2013 la 56enne venne sottoposta a intervento di nefrectomia destra presso gli Ospedali Riuniti di Ancona e, successivamente ricoverata più volte presso l’Ospedale Mazzoni di Ascoli per sintomatologie dolorose addominali, disturbi dispeptici e crisi emetiche. Le era stata diagnosticata una colecistite acuta ed era andata incontro a un quadro patologico sempre più grave, fino al decesso avvenuto il 23 dicembre. L’autopsia eseguita sul corpo della defunta stabilì che la morte era riconducibile ad una trombosi partita dagli arti inferiori, a sua volta dovuta al prolungato allettamento e al posizionamento di catetere femorale in paziente in condizioni generali gravi a seguito del persistere della severa condizione colecistetopatica. Una responsabilità che, per i familiari della donna, doveva imputarsi ai nosocomi per la mancata effettuazione dell’intervento chirurgico di colecistectomia nel periodo – tra luglio e settembre 2013 – in cui se ne erano già poste le indicazioni ed era ancora possibile effettuarlo.

Le indagini hanno fatto finire sotto processo il chirurgo del Mazzoni, ma nel processo penale a suo carico è emerso, grazie a qualificate testimonianze, che non era stato il suo operato a mettere in pericolo di vita la donna, poi deceduta. Atre lacune sono emerse tanto da far supporre che probabilmente altre figure sanitarie avrebbero dovuto essere chiamate in causa. I familiari hanno ora avuto soddisfazione nella causa civile intentata ed hanno ottenuto dal giudice Sirianni un risarcimento di circa un milione di euro complessivi.