Terremoto Marche, "Così guardiamo oltre il sisma"

Slow Food, parola alle aziende: "Puntiamo sulla qualità"

Oltre il sisma

Oltre il sisma

Ascoli, 24 marzo 2019 - Essere vicino a storie d’impresa ‘buone, pulite e giuste’ delle zone terremotate. Questa, come da dna, è stata la missione di Slow Food Italia durante il Consiglio Nazionale in corso in questi giorni fra Montemonaco e Comunanza. E tra le storie non poteva mancare quella dell’Agriturismo ‘La Cittadella dei Sibillini’ a Montemonaco, country house che ha visto terminare con una cena a base di piatti locali la prima giornata dei lavori dell’organo direttivo. L’azienda di Silvio Antognozzi è uno dei simboli della tenacia di chi non si è arreso al sisma. La struttura originaria in gran parte lesionata ha portato alla delocalizzazione.

«Avevamo diciassette camere, ora dodici – prosegue il proprietario – ed eravamo un po’ pessimisti alla riapertura, visto che era la prima volta di una situazione del genere. E invece, tra chi ha vinto i normali timori e chi è venuto anche per solidarietà, è andata meglio delle previsioni. Ora la percezione della paura è stata superata». Merito, quasi a paradosso, della «sovraesposizione mediatica, all’inizio negativa, ma che poi ha portato alla scoperta di questi luoghi. Cosa serve ora? Il mercato della gente del posto che ancora non torna». Da migliorare, invece, la strategia: «Manca una cabina di regia con delle strategie unitarie e coerente con i piani di rilancio. Abbiamo difficoltà a fare squadra».

Un aspetto, questo, riuscito con la Cooperativa di Comunità dei Sibillini: una ventina di soci, tra aziende e privati, e il «tentativo di creare un supporto all’attività turistica e incentivare quei servizi che possano creare prodotti. In particolare vogliamo puntare ad infrastrutturare questi luoghi dalle valenze internazionali. Ad esempio, permettere il cicloturismo al Lago di Gerosa». Fra le tipicità da tutelare anche le mele rosa dei Monti Sibillini che hanno un proprio presidio Slow Food. «Permette alle realtà di risollevarsi – dice il responsabile, l’agronomo Nelson Gentili –. È un prodotto di eccellenza e qualità, un volano per l’economia locale». Venti produttori nel circuito, la maggior parte a conduzione familiare per una cinquantina di posti di lavoro. «Il mercato sta crescendo e dopo il sisma anche il numero di imprese è aumentato perché si è rivelato una risorsa importante anche per i giovani».

Il primo presidio del cratere, invece, è quello dell’anice verde di Castignano, un prodotto a rischio estinzione fino a qualche anno fa per gli scarsi guadagni, ma che ora, grazie anche a degli studi che ne hanno esaltato i principi attivi e i benefici per la salute, ha ripreso vigore. «Inoltre è stato scoperto che se coltivato a ridosso del paese profumi e aromi rendono meglio – rivela Sergio Corradetti, presidente dell’Associazione Anice verde di Castignano –. Era rimasta una sola azienda e così, dopo aver tutelato il seme inserendolo nella Banca del germoplasma di Monsampolo, abbiamo riunito quattro agricoltori ‘custodi’ che si sono impegnati a coltivare per cinque anni l’anice per allargare la produzione. Oggi siamo quindici, passando da un campo di 250 metri quadri a dieci ettari».