"Doppio cognome, era ora Avrei voluto darlo ai miei figli"

La dottoressa Rossi (Aidm): "Tante opportunità con l’introduzione di quello materno"

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Tra i tanti problemi che il Governo deve affrontare, in questi giorni è all’ordine del giorno anche un argomento di diritto civile, la scelta di poter dare ai figli anche il cognome della madre. Un pensiero che la dottoressa Roberta Rossi, membro dell’Associazione Italiana Donne Medico (Aidm) di Ascoli, ha sempre avuto. "Mi è dispiaciuto come figlia, non avere ereditato anche il cognome della mia mamma, Fanesi, e mi è dispiaciuto di nuovo come madre non potere trasmettere a mia volta ai miei figli il mio: Rossi – afferma in una nota la dottoressa –. Che c’era di così difficile da fare, tanto che abbiamo dovuto attendere la Corte Costituzionale, non possiamo certo ringraziare la classe politica dirigente. Ai genitori si chiede solo di decidere quale debba essere il primo cognome, perché è quello che poi verrà, a sua volta, trasmesso ad un eventuale nipote. La scelta di quale debba essere il primo cognome è importante dunque e potrebbe pertanto essere il primo banco di prova per la coppia, per vedere se regga o invece salti di fronte alla prima decisione riguardante il nascituro. In realtà, a parte questa eventuale ’selezione di coppie’, tante altre sono le opportunità che l’introduzione del cognome materno può portare, come ad esempio, quella di togliere dalla piazza, nel tempo, cognomi veramente brutti se non addirittura imbarazzanti. Questa nuova legge garantisce, inoltre, nell’ambito di famiglie ’storiche’ il mantenimento e la sopravvivenza del cognome, che è diventato una specie di ’Marchio’. Non ultimo, il doppio cognome garantisce, a tanti figli di genitori separati di avere almeno un cognome in comune con un eventuale fratellastro, anziché sembrare all’anagrafe dei perfetti estranei, come allo stato attuale".

Marcello Iezzi