Empatia: "una reciprocità necessaria per cogliere il sentire di chi è diverso da me" (Edith Stein). Il termine empatia veniva utilizzato fin dall’antica Grecia per indicare il rapporto emozionale di partecipazione tra un autore e il suo pubblico. Nel contesto filosofico è stato introdotto alla fine dell’Ottocento per descrivere la capacità umana di percepire il valore simbolico delle relazioni interpersonali e della comprensione dell’alterità. Una delle più importanti studiose del Novecento fu Edith Stein, nata da una famiglia ebrea tedesca. Lavorò come insegnante. Negli anni della gioventù si distinse per le sue doti intellettuali. Attraversò diverse crisi interiori che la portarono a convertirsi al Cattolicesimo. Ricevuto il battesimo, divenne suora, portando avanti i suoi studi sull’empatia. A causa delle leggi razziali fu accolta in un convento in Olanda, ricercata si consegnò e venne deportata nel campo di concentramento di Auschwitz dove morì, prestando il suo aiuto e la sua forza, fino a quando, come lei stessa la definì, non arrivò nella sua "settima stanza" (luogo dell’anima).
CronacaEdith Stein, un aiuto fino all’ultimo