OTTAVIA FIRMANI
Cronaca

"Endometriosi, un male ancora sconosciuto"

"Una malattia ad oggi incurabile che ha ancora cause poco note e una diagnosi che, purtroppo, arriva spesso dopo molto...

Marco Grassi, ginecologo dell’ospedale Mazzoni, ricorda che marzo è il mese per la. sensibilizzazione all’endometriosi

Marco Grassi, ginecologo dell’ospedale Mazzoni, ricorda che marzo è il mese per la. sensibilizzazione all’endometriosi

"Una malattia ad oggi incurabile che ha ancora cause poco note e una diagnosi che, purtroppo, arriva spesso dopo molto tempo causando un impatto profondo sulla qualità della vita ed il benessere psico-fisico della donna". Parla così Marco Grassi, ginecologo dell’ospedale Mazzoni di Ascoli, ricordando che marzo è il mese dedicato alla sensibilizzazione sull’endometriosi. Questa malattia, secondo il ministero della Salute, colpisce tra il 10% e il 15% della popolazione femminile in Italia, con un’incidenza che arriva fino al 50% tra le donne con problemi di fertilità. Le diagnosi accertate superano i tre milioni, ma la consapevolezza resta ancora troppo bassa. "L’endometriosi è una patologia infiammatoria cronica, che colpisce soprattutto tra i 25 e i 35 anni, ma può manifestarsi anche in età più giovane – spiega Grassi –. Le cause sono ancora poco note e la diagnosi, purtroppo, arriva spesso dopo molto tempo". Un ritardo che, secondo gli esperti, può superare i sette anni, con conseguenze significative sulla qualità della vita delle pazienti. L’endometriosi si manifesta in modi diversi, ma il sintomo principale è il dolore pelvico cronico, spesso associato a mestruazioni molto dolorose. "Il dolore può presentarsi anche durante i rapporti sessuali, la minzione o l’evacuazione intestinale – sottolinea il dottor Grassi – e in alcuni casi è così intenso da compromettere la quotidianità".

Non tutte le donne, però, hanno sintomi evidenti: alcune scoprono di essere affette dalla malattia solo dopo tentativi falliti di concepimento. Per diagnosticare l’endometriosi, il primo passo è una visita ginecologica approfondita. "L’identificazione della patologia inizia con un’analisi dettagliata della storia clinica della paziente e una precisa anamnesi – spiega Grassi –. È fondamentale considerare anche la presenza di casi in famiglia, poiché esiste una predisposizione genetica". La malattia è classificata in quattro stadi, definiti dall’American Society for Reproductive Medicine, a seconda della sua gravità. Nei casi più avanzati, gli impianti endometriosici possono compromettere organi vicini, causando aderenze e cicatrici che peggiorano ulteriormente i sintomi e la fertilità. Attualmente, non esiste una cura definitiva per l’endometriosi, ma diversi trattamenti possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita. "Nella scelta della terapia bisogna considerare anche l’età della donna e il suo potenziale di fertilità – sottolinea il dottor Grassi –. I farmaci ormonali come l’estroprogestinico o il progestinico possono ridurre i sintomi, inibendo la crescita degli impianti endometriosici". Anche uno stile di vita sano può aiutare a controllare l’infiammazione e migliorare i sintomi. "Una dieta equilibrata, ricca di fibre e Omega 3, può ridurre l’infiammazione, mentre l’attività fisica regolare aiuta a mantenere bassi i livelli di estrogeni, principali responsabili della crescita del tessuto endometriosico". Ottavia Firmani