Ferrovia dei due Mari, l'appello di Italia Nostra

Rinaldi: "Realizzare almeno il tratto da Ascoli ad Antrodoco"

L'ipotesi di percorso della ferrovia

L'ipotesi di percorso della ferrovia

Ascoli, 18 gennaio 2019 - Aree interne da salvare, anche con le giuste infrastrutture: la sezione ascolana di Italia Nostra torna su uno degli argomenti che più gli sta a cuore e fa un'analisi dettagliata della situazione attuale nelle zone montane del cratere sismico e della necessità di dotarle di strumenti per evitare il loro definitivo spopolamento. "I tremendi eventi sismici che a più riprese hanno arrecato danni ingenti al patrimonio abitativo, economico ed artistico di una parte rilevante del centro Italia - ha scritto il presidente Gaetano Rinaldi in una lettera indirizzata anche ai parlamentari del territorio - si sono rilevati drammatici per la sopravvivenza delle aree interne e montane. Bisogna peraltro riconoscere che questo territorio, già prima di questi eventi, era caratterizzato da una condizione di grave crisi e di marginalizzazione demografica ed economica: infatti nel corso del tempo si è verificato un fenomeno progressivo di scivolamento demografico e delle attività economiche verso le aree pianeggianti e, in maniera più dirompente, verso quelle costiere". Tra le misure più urgenti individuate da Italia Nostra, un posto speciale è dedicata a un'infrastruttura inseguita da anni e ultimamente tornata alla ribalta (su change.org la petizione ha superato le 6.200 firme): "La comunità nazionale dovrà porsi il problema di aiutare la ripartenza di queste zone drammaticamente toccate dagli eventi sismici. Oltre agli aiuti economici e finanziari si dovrà porre la massima attenzione per dotare questi territori di adeguate infrastrutture: tra queste appare fondamentale la realizzazione del secolare collegamento ferroviario dei Due Mari, prevedendo, in un primo momento, almeno la costruzione della tratta da Ascoli ad Antrodoco, studiando eventualmente la possibilità dell’opzione del treno ad idrogeno". 

A questo si aggiunge una questione di carattere più economico: "Nelle aree ad est dei Monti della Laga e dei Sibillini sono assenti centri strutturati: bisogna arrivare ad Ascoli, infatti, per trovare una realtà urbana capace di porsi come punto di riferimento importante. Nella zona montana, invece, e cioè in quella dove più violenta è stata l’intensità dei fenomeni sismici, sono presenti piccoli borghi che occupano, per lo più, zone scoscese, e comunque prive delle caratteristiche di centri urbani strutturati capaci di porsi come punti di riferimento, dotati di forza attrattiva. La mancanza di un centro di riferimento, le difficoltà prodotte dall’accidentata struttura orografica del territorio, la distanza dai centri vitali della capitale e dell’area turistico culturale dell'Umbria, la mancanza di un efficiente sistema infrastrutturale ed in particolare del collegamento ferroviario dei Due Mari, ha accentuato la situazione di crisi di queste aree, ha favorito il progressivo spopolamento e l’abbandono delle attività economiche tradizionali, la mancata cura e manutenzione del patrimonio architettonico ed artistico. Su questa realtà in crisi si è abbattuta la violenza delle scosse di terremoto. A nostro parere, va elaborato un piano avveniristico di ricostruzione che mantenga la presenza diffusa sul territorio dei borghi e delle frazioni preesistenti in modo da creare le condizioni per riattivare le attività economiche che erano legate proprio alla presenza di queste strutture urbane, alle tipicità, ai valori architettonici tradizionali. Naturalmente andranno contestualmente elaborate strategie innovative per creare le condizioni per il ripopolamento di queste realtà da tempo in condizione di abbandono. Anche in questo caso andrebbe utilizzato lo strumento del Distretto delle risorse e delle testimonianze di civiltà del territorio che consentirebbe una valorizzazione sistemica: quindi mirare alla riscoperta e valorizzazione delle attività artigianali, delle produzioni di nicchia nel settore agroalimentare, dell’allevamento e della produzione lattiero casearia, dell’enogastronomia, della cura e manutenzione della aree boschive, dello sviluppo del turismo escursionistico e montano, della riscoperta e valorizzazione del patrimonio artistico ed in particolare di quello delle centinaia di chiese affrescate".