
Un barese di 47 anni e una sambenedettese di 51 anni sono finiti sotto processo perché accusati di aver orchestrato, attraverso una società di finanziamenti, una truffa ai danni di un sambenedettese che al culmine della vicenda li ha denunciati, assistito dall’avvocato Franceso Paoletti. Nello specifico l’uomo è il titolare della società e la donna è la consulente finanziaria. Secondo l’impianto accusatorio, la truffa sarebbe stata messa in atto attraverso una serie di artifizi e raggiri consistiti, innanzitutto, nell’aver promesso falsamente alla società di cui il sambenedettese è titolare la loro consulenza per ottenere un finanziamento pari a un milione di euro grazie all’intervento nientemeno che del principe dei cavalieri di Malta sovrano ordine. Un finanziamento che però avrebbero più volte rimandato, adducendo le più svariate scuse. Per tenere però in piedi la vicenda e farsi pagare la consulenza avrebbero più volte interposto diverse figure e società che sarebbero state delegate alla buona riuscita dell’operazione finanziaria. Durante tutta la vicenda, andata avanti da aprile a maggio 2021, i due imputati avrebbe comunque continuato a chiedere documenti all’amministratore della società sambenedettese, facendogli sempre intendere che il finanziamento da un milione di euro era ormai imminente. Per dare forza alla propria posizione il barese e la sambenedettese avrebbero anche messo in scena una telefonata nella quale il compagno della donna si sarebbe presentato come tutto fare e amico del principe di Malta il quale ha assicurato che il finanziamento era stato deliberato, chiedendo nel contempo al sambenedettese di sottoscrivere entro un’ora modelli di acconto. In questo modo i due soggetti riconducibili alla società finanziaria si sono fatti consegnare dal sambenedettese prima 7.500 euro, a titolo di compenso per l’istruttoria della pratica, poi avrebbero ottenuto anche il pagamento di altri 4.260 euro per la garanzia di finanziamento. In definitiva il danno causato all’imprenditore sambenedettese ammonta a 11.760 euro, soldi pagati, ma ai quali non ha fatto seguito alcuna corresponsione dell’agognato finanziamento.
Peppe Ercoli