MARCELLO IEZZI
Cronaca

Finito il pesce azzurro. Il Cnr: "Le cause sono il mare troppo caldo e le specie aliene"

Gli effetti del cambiamento climatico anche nel Piceno, il direttore dell’istituto per le Risorse biologiche e biotecnologiche marine: "Il Mediterraneo si sta scaldando a una velocità tripla rispetto agli oceani".

Gli effetti del cambiamento climatico anche nel Piceno, il direttore dell’istituto per le Risorse biologiche e biotecnologiche marine: "Il Mediterraneo si sta scaldando a una velocità tripla rispetto agli oceani".

Gli effetti del cambiamento climatico anche nel Piceno, il direttore dell’istituto per le Risorse biologiche e biotecnologiche marine: "Il Mediterraneo si sta scaldando a una velocità tripla rispetto agli oceani".

Da qualche anno è entrata in una fase di crisi la pesca dei piccoli pelagici: parliamo del pesce azzurro. I perché di questo fenomeno li ha spiegati il professor Ernesto Azzurro del Cnr Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine (Irbim), durante il convegno che si è tenuto ad Acquaviva Picena sul tema: ‘Il pesce azzurro nella dieta Mediterranea’. Azzurro ha parlato di calo delle catture e di diminuzione della taglia media. "E’ piuttosto preoccupante per l’ecosistema marino, perché si tratta di una componente fondamentale: alici e sardine sono tra i principali di prodotti in termini di quantità e di economia: le alici sono al primo posto con due milioni di euro di fatturato l’anno. Il mio istituto – spiega Azzurro – è stato creato proprio per gestire la pesca, cosa che prima non si faceva poiché c’era la pesca artigianale che catturava quantitativi trascurabili rispetto alla capacità di riproduzione".

"Nei primi anni ’90 ci sono stati i primi segnali di allarme e nel 2010 si è capito che era in atto uno sfruttamento eccessivo e quindi la necessità di controllare lo stock di pesca con periodi di fermo biologico e il controllo della pezzatura. Ad esempio non si possono pescare sardine più piccole di 12 centimetri e alici di lunghezza inferiore a 8 centimetri. Il Mediterraneo si sta scaldando a una velocità tripla rispetto alla media oceanica, parliamo di 0,4 – 0,8 gradi centimetri. L’Adriatico, all’interno del Mediterraneo, si sta scaldando di più, siamo a 1,5 gradi rispetto alla media del periodo pre-industriale". Il professor Azzurro spiega poi le tre cause che generano la crisi: "Le mortalità di massa provocate dalle temperature del mare quando rimangono sopra la media per molti giorni, come accaduto l’estate scorsa in cui il fenomeno è durato per 10 giorni consecutivi; poi il cambiamento della biodiversità, l’arrivo di specie che prima non cerano presenti nel Mediterraneo (sono state superate le mille specie esotiche); infine il problema che noi chiamiamo migrazione verso i poli delle specie che non sopportano il caldo. Ad esempio, fino a qualche anno fa avevamo la ‘Papalina’ una specie ad affinità fredda che progressivamente è sparita". Il professor Azzurro spiega poi le cause per cui le alici e le sardine hanno subito una diminuzione della taglia di circa 2 centimetri. "Accade che l’aumento di temperatura acceleri il metabolismo che a sua volta anticipa l’attività sessuale, per cui prima di riprodursi hanno meno tempo di crescere. Vi è da aggiungere che grandi quantità di pesce azzurro sono impiegate per alimentare gli allevamenti di tonno per la globalizzazione del sushi, divenuto un grande business. Infine vi è la presenza di certe meduse, arrivate di recente in Adriatico che si nutrono di plancton, cibo dei piccoli pelagici, ma anche delle loro uova e larve". Sulla presenza dei tonni Azzurro termine: "I tonni sono grandi predatori di piccoli pelagici, tanto che il tonno rosso è tornato a livelli di abbondanza, ma gli studi scientifici dicono che questo fenomeno non influisce in modo significativo sulla diminuzione degli stock di alici.

Marcello Iezzi