PEPPE ERCOLI
Cronaca

Parla il fratello di Melania Rea: “Vicini alla famiglia di Giulia Cecchettin, per Parolisi fu così”

Michele e la crudeltà non riconosciuta nella condotta dei due assassini: “In questi giorni io e la mia famiglia abbiamo rivissuto quei momenti. Capiamo profondamente cosa stanno provando”

A sinistra Filippo Turetta, l'assassino di Giulia Cecchettin. A destra Salvatore Parolisi, che uccise la moglie Melania Rea (nel tondo) nel 2011

A sinistra Filippo Turetta, l'assassino di Giulia Cecchettin. A destra Salvatore Parolisi, che uccise la moglie Melania Rea (nel tondo) nel 2011

Ascoli, 13 aprile 2025 – Michele Rea, c’è un tragico parallelismo fra l’omicidio di Giulia Cecchettin e sua sorella Melania: in entrambi i casi la giustizia italiana non ha riconosciuto crudeltà nella condotta dei due assassini, Filippo Turetta e Salvatore Parolisi.

“In questi giorni io e la mia famiglia abbiamo rivissuto quei momenti dove anche noi pretendevamo ed eravamo sicuri che la crudeltà doveva essere riconosciuta a chi ha ucciso Melania; anche oggi, nel caso di Gilia Cecchettin, non è avvenuto. Sinceramente non capisco questa motivazione che lascia molto perplessi: come si fa a dire che 70 coltellate non sono sinonimo di crudeltà, addirittura giustificandole perché ’non esperto’ l’omicida. E’ una motivazione che dal punto di vista umano non si può accettare. Siamo vicini alla famiglia di Giulia costretta a sentire parlare di ’inesperienza’ di chi ha ucciso la ragazza. Capiamo profondamente cosa stanno provando”.

Il concetto giuridico di crudeltà, insomma, non vi appartiene.

“Assolutamente non mi appartiene, non ci appartiene; ma penso che la si pensi un po’ tutti così, nel senso che, sicuramente una sentenza va motivata, però il punto di vista legislativo non può essere accettabile dal punto di vista umano; altrimenti diamo adito a tutti di poter fare una cosa del genere e cavarsela con pochi anni. Dirò di più, non c’è equiparazione tra uno spacciatore, chi ruba o un assassino”.

Michele, per Turetta si è parlato di ‘inesperienza’: per quanto riguarda invece il caso di Melania, uccisa con 35 coltellate, si disse in sintesi che non c’era stata volontà da parte di Salvatore di vederla soffrire, ma il suo è stato un mero agire d’impeto.

“Motivarono dicendo che la sofferenza era cavare gli occhi, incendiare la persona, procurare, cioè, un’agonia lenta: per la giustizia italiana, solo questo può essere considerato indice di crudeltà. Per chi ha perso un congiunto nelle modalità di Melania e Giulia è inaccettabile”.

Salvatore è ancora in carcere? Gode dei permessi per uscire?

“E’ ancora in carcere e il permesso di uscire di tanto in tanto è ancora sospeso dopo l’intervista che rilasciò due anni fa. La fine della pena è fissata al 2029, poi però ci sono sconti di pena per buona condotta”.

Al suo ex cognato non gli è rimasto molto da scontare?

“Alla fine si farà 16 anni, una pena sicuramente non sufficiente se equiparata al togliere la vita a una persona. L’ergastolo lo stiamo scontando noi, la famiglia di Melania, senza attenuanti e senza sconti di pena. Invece all’assassino spettano tutti questi benefici e questa è sempre una cosa inaccettabile”.