Fu tra gli eroi del Covid Petrelli nominata Cavaliere

Al primario del pronto soccorso di San Benedetto il riconoscimento del Quirinale: "Simbolicamente nominano me, ma è per tutti i colleghi".

Fu tra gli eroi del Covid   Petrelli nominata Cavaliere

Fu tra gli eroi del Covid Petrelli nominata Cavaliere

Il Quirinale nomina i nuovi Cavalieri al merito della Repubblica per essersi "particolarmente distinti nel servizio della comunità durante l’emergenza Coronavirus". Tra questi c’è anche il primario del Pronto soccorso dell’ospedale di San BenedettoGiusy Petrelli. La dottoressa è stata sempre in prima fila nella lotta contro la pandemia, il suo impegno, come tanti altri ha contribuito a bloccare il virus. L’ospedale di San Benedetto in quei duri giorni era stato trasformato in Covid Hospital.

Dottoressa, com’è ricevere questo riconoscimento?

"Simbolicamente viene conferito a me, non nascondo la profonda emozione, ma è il riconoscimento dell’intera equipe che ha lavorato con senso di responsabilità e abnegazione. Nessuna indennità, nessun aiuto economico, ma questo riconoscimento del Presidente della Repubblica dato a me in maniera simbolica, in rappresentanza di tutti, è il riconoscimento dell’impegno umano che ci conforta, soprattutto in un momento di crisi dei valori umani e di impegno civile".

Durante la pandemia si sono registrati momenti molto duri?

"Assolutamente sì. Abbiamo messo in pericolo la nostra vita durante la pandemia, ma in compenso abbiamo salvato molte vite, ci siamo sentiti poco supportati. Durante la prima ondata non eravamo vaccinati, eppure ognuna ha fatto la sua parte, senza risparmiarsi, sapendo che potevamo contagiarci e contagiare i nostri cari. Sono molto orgogliosa della mia squadra, lo sforzo è stato corale. Il riconoscimento va a tutti, della rianimazione, degli altri reparti. E’ necessario rimarcare un ringraziamento al lavoro di squadra che ha fatto tutto l’ospedale, all’azienda, alla direzione sanitaria, al dipartimento di emergenza e a tutti i reparti, che nel periodo Covid hanno collaborato con noi. Per i miei lavoratori ho consegnato un riconoscimento".

E dal punto di vista umano?

"E’ stato l’incontro di due solitudini: il paziente, che si è ritrovato solo, senza i parenti a combattere una malattia e quella dei medici impegnati a combattere un virus sconosciuto. Una solitudine che ha rinsaldato il rapporto medico paziente, in quel momento ognuno aveva bisogno dell’altro. Nel primo momento non c’erano i farmaci, gli antivirali, i monoclonali, tutto dipendeva dalla capacità di intervenire velocemente sull’insufficienza respiratoria, noi ce l’abbiamo fatta".

Maria Grazia Lappa