Furbetto pagherà i danni al Mazzoni

L’ex responsabile del Cup dell’ospedale arrestato e condannato a restituire 15mila euro allo Stato

Migration

Dovrà restituire allo Stato italiano la somma quindicimila euro l’ex dipendente dell’ospedale Mazzoni di Ascoli a suo tempo al centro di una indagine della Procura ascolana che culminò con il suo arresto. Quindi si svolse il successivo iter processuale per l’accusa di peculato, nel quale il dipendente infedele è stato riconosciuto colpevole e condannato. Questa la somma che, secondo la Corte dei Conti, l’ascolano deve pagare per danno d’immagine arrecato all’azienda sanitaria. La giustizia, con i suoi tempi, arriva dopo oltre dieci anni dai fatti in questione: la vicenda risale infatti al periodo intercorso fra il 2009 e il 2011.

L’uomo, ex responsabile della cassa Cup della ex Zt 13 dell’Asur di Ascoli all’epoca dei fatti era accusato di peculato. L’inchiesta della Procura di Ascoli riguardava la contabilità del pagamento dei ticket del 2010 e di buona parte del 2011, ed ha individuato ammanchi per alcune decine di migliaia di euro (circa 30.000). In particolare è stata rilevata una discrepanza tra le registrazioni dei ticket pagati presso le varie strutture sanitarie e il resoconto finale, in cui mancavano alcune somme.

Con atto di citazione depositato in segreteria il 20 dicembre 2021, la Procura Regionale ha chiesto un risarcimento di 20.000 euro ovvero della diversa somma ritenuta di giustizia, ed in favore dello Stato delle spese del giudizio, a titolo di conseguente alla condanna, in via definitiva in sede penale, per il delitto di peculato, per avere sottratto, nella sua qualità di responsabile della Cassa CUP dell’Azienda Ospedaliera Mazzoni di Ascoli, nelle annualità 2009, 2010 e 2011, parte del denaro versato dall’utenza per le prestazioni di prelievo eseguito nel distretto sanitario di Acquasanta Terme e di cui aveva la disponibilità in ragione del proprio servizio.

La condanna a un anno e sei mesi emessa dal gup di Ascoli Rita De Angelis nel settembre 2015 è stata poi confermata in Appello e infine anche in Cassazione divenendo definitiva il 3 febbraio 2021.

Occorre precisare che per i medesimi fatti l’ascolano è stato citato innanzi alla Corte dei Conti in un precedente giudizio definitosi con sentenza nel 2021, con la condanna al pagamento di 60.000 euro a titolo di danno patrimoniale per appropriazione per mancato riversamento in tesoreria delle somme riscosse dagli operatori della casse Cup e non fatturate a favore dell’Asur, Area Vasta cinque. Contro questo pronunciamento l’avvocato Alessio De Vecchis ha proposto appello ricordando che nelle stesse sentenze di condanna "i giudici hanno invitato a indagare anche altre figure professionali interne all’Asur che non hanno controllato". Peppe Ercoli