Furti in chiesa ad Ascoli, statue e candelabri spariti. Il prete: "Sì, li ho rubati io"

Refurtiva per 45mila euro. Il sacerdote ha dovuto lasciare l’abito talare. Subito dopo è finito nei guai per aver diffuso foto porno dell’ex amante

Umberto Monti è a capo della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno

Umberto Monti è a capo della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno

Ascoli, 16 maggio 2023 – Dalle chiese di Ascoli Piceno nell’estate 2020 sparirono parecchie opere d’arte sacra; non se ne seppe granché all’epoca, anzi praticamente nulla. Nel frattempo, però, sono finite sotto processo tre persone, un ex sacerdote della chiesa della Madonna del Carmine, un ascolano e un romano, appassionati d’arte che avrebbero ricevuto quanto sparito. Antonio Longo, 49 anni originario di Brindisi, è l’ex parroco ed è accusato di appropriazione indebita; di ricettazione sono imputati Annibale Collecchia 71 anni di Ascoli, difeso dagli avvocati Raffaele e Alessio Giammarino, e Dario De Martinis, 68enne di Roma difeso dall’avvocato Vitaliano Buonfiglio.

Si dichiarano innocenti, a differenza dell’ex sacerdote ora ridotto allo stato laico e impegnato come volontario nel settore sanitario ad Ascoli, dove era giunto quando era vescovo Giovanni D’Ercole, dimessosi a ottobre 2020. Aveva accolto lui Longo, che proveniva dalla diocesi di Oria, dove era entrato in rotta di collisione col vescovo; lo aveva nominato responsabile della casa diocesana per l’accoglienza di persone in difficoltà. Longo ha confessato di essersi appropriato delle opere d’arte poiché viveva un momento di difficoltà. Attraverso l’avvocato Tommaso Pietropaolo ha chiesto al tribunale di Ascoli di essere ammesso al programma per i lavori di pubblica utilità. Un modo per pagare la sua colpa, per la quale si è detto pentito anche contribuendo a far ritrovare gran parte di quanto aveva portato via dalla chiesa ascolana, per un valore complessivo stimato in 45mila euro. Della refurtiva facevano parte statue, una pisside d’argento, 4 calici d’argento, ostensori, candelieri, un quadro di Nicola Monti raffigurante l’estasi di San Giovanni, un dipinto olio su tela di Gesù attribuito a Dino Ferrari e altro ancora.

Nel 2019 era nata una polemica fra le diocesi di Oria e Ascoli, che ha coinvolto i rispettivi vescovi. Quello di Oria nel 2015 aveva esonerato don Antonio dalle funzioni pastorali e nell’estate 2019 Papa Francesco aveva dimesso il sacerdote pugliese dallo stato clericale a causa di "aspetti fondamentali della vita sacerdotale". Provvedimento di cui la Diocesi di Ascoli, dove nel frattempo era impegnato occupando anche un’abitazione, ha risposto di non essere a conoscenza, così come lo stesso don Antonio.

Dopo la vicenda delle opere d’arte sparite e poi fatte recuperare la carriera religiosa di Antonio Longo è definitivamente terminata. L’ex sacerdote ha però trovato il modo di finire di nuovo nei guai con la giustizia. Una volta tolto l’abito talare ha infatti avuto una relazione con una donna a Brindisi, diffondendo arbitrariamente foto a sfondo erotico. La Procura di Brindisi lo ha indagato per revenge porn, accusa per la quale ha patteggiato la pena.